
Lo ha detto anche José Mourinho, la Ferrari è come il Real Madrid della Formula 1. «Quando indossi la maglia bianca entri in campo sull’1-0, ma poi ci sono novanta minuti da giocare e a volte si perde. Vestire la maglia rossa è un sogno, ma anche una responsabilità», ha detto intervistato da Sky. Anche la Ferrari, in effetti, parte sempre da campione del mondo in inverno, poi arrivano le gare e cominciano i dolori sintetizzabili in 11 sberloni di fila presi in questo inizio di stagione dove hanno vinto tutti i top team tranne la Scuderia.
«La pressione si affronta vincendo e quando non lo si fa si deve avere la forza di resistere credendo in se stessi e cercando un tempo che i tifosi e la proprietà non danno. Come per gli allenatori, i giocatori, il team principal e i piloti devono credere in se stessi e in tutti quelli che lavorano con loro», ha aggiunto l’ex tecnico nerazzurro che ha mandato anche un messaggio chiaro a Chivu, uno dei suoi bambini del triplete: «Auguro all’Inter di vincere la Champions, ma il triplete no, quello voglio che resti solo mio». Egoista. Come tutti i grandi campioni dello sport.
Come Norris che fa sapere a Hamilton che questa sarebbe casa sua e anche della McLaren e quindi non si illuda di stare davanti a tutti come in Fp1 (tra l’altro era la prima volta da quando è in Ferrari). Lando ha rimesso le cose a posto in Fp2, ma la Ferrari sembra proprio in palla. Leclerc e Hamilton sono lì (a 0”222 il principino, a 0”301 il baronetto) e anche in simulazione gara hanno inanellato dei crono interessanti. «La giornata è andata bene, anche nella simulazione gara il passo c’era. Siamo stati aggressivi e questo è incoraggiante. Il nuovo fondo ci ha aiutati, ma in generale abbiamo messo tutto insieme. Non esageriamo con le aspettative...», mette le mani avanti Vasseur non senza motivo, visto che la McLaren dovrebbe essere davanti anche qui.
La Ferrari per il momento è davanti a una Red Bull mal messa nell’assetto e a una Mercedes che sogna un calo della temperatura per poter essere della partita. Kimi Antonelli ha fatto capire di esserci e per un giorno si è preso la soddisfazione di stare davanti a Russell.