La moviola a Palazzo Marino blocca la vendita delle case

Valido il «no» del 27 ottobre: il quorum c’era. Niente privatizzazione per Cicco Simonetta

Chiara Campo

Incastrati dal «moviolone»: il presidente del consiglio comunale Vincenzo Giudice (Fi), due consiglieri-«giocatori» del centrosinistra, Sandro Antoniazzi e Rosario Pantaleo, e tre della Cdl, gli azzurri Domenico Maio, Graziella Giobbi Martini e Gianfranco Baldassarre. Palazzo Marino come il Processo di Biscardi: tutti intorno al video che passa al rallentatore la seduta del 27 ottobre, e i consiglieri inquadrati che si riconoscono e devono ammettere - anche per iscritto - «io c’ero». La scena è quasi comica, gli effetti non fanno ridere la giunta comunale: la delibera sulla vendita degli stabili comunali di via Cesariano 15 e via Cicco Simonetta 11 da ieri è da considerarsi bocciata. Per riparlarne, sindaco e assessori dovranno approvare un nuovo documento, farlo passare in commissione e rispedirlo in aula. Con tempi da definire.
La vicenda, compresa quella per la vendita di piazzale Dateo da ieri in discussione, è stata tormentata dall’inizio. A peggiorare la situazione, i dubbi sollevati dall’opposizione sulla seduta del 27 ottobre: «Non è vero che mancava il numero legale: le presenze bastavano e quindi la delibera è stata ufficialmente bocciata». Approfittando dei banchi vuoti della Cdl, quel giorno i consiglieri dell’Unione iscritti a parlare ritirano la richiesta per arrivare subito al voto. Una contromossa inattesa dalla maggioranza: suona la campanella, la Cdl tentenna sul da farsi. C’è chi, come Baldassarre, inserisce il badge per esprimere il voto, vede che i colleghi escono per far mancare il numero legale, rientra a togliere la card e al «gong» si trova di fatto dentro. Il presidente Giudice dichiara 18 presenze in aula, insufficienti (dovrebbero essere 21). Ma ieri dopo la «moviola» deve correggere la versione, perché regola vuole che chi è dentro, anche se non vota, contribuisce al raggiungimento del quorum. E di consiglieri ce n’erano ben 24, quindi la seduta è valida e vincono i no, dodici (5 astenuti, un sì).
«Le contestazioni dovrebbero essere formulate entro la seduta successiva - sostiene l’assessore al Demanio Diego Sanavio -, altrimenti si crea un precedente pericoloso: se la delibera fosse stata già votata lunedì scorso?». Ammette che «ora, prima di ripresentare la delibera, la questione va riaffrontata politicamente in giunta e coi consiglieri di maggioranza, per verificare se effettivamente c’è la volontà di vendere». Sanavio ritiene anche che in futuro i due immobili vadano affrontati «con delibere separate». Il vicesindaco Riccardo De Corato invita la Cdl «a fare in fretta, perché a 4 mesi dalle elezioni il tempo è poco e rischiamo di fallire uno degli obiettivi della giunta, vendere stabili in centro per ottenere più alloggi in periferia». Ora l’imperativo è salvare almeno la vendita di piazzale Dateo. Il capogruppo di Fi Manfredi Palmeri assicura che lo «scopo finale, aumentare l’offerta di alloggi di edilizia residenziale, sarà raggiunto comunque». La Cdl recupererà con Dateo alcuni obiettivi previsti nella delibera bocciata.

«Lunedì - spiega - voteremo la vendita ma coi proventi, invece di acquistare gli stabili Aler di via Zama, Salomone e due in via Rubattino ne compreremo solo uno e useremo gli altri soldi per il Piano casa e aumentare le ristrutturazioni».

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