«Moviola» alla Rai per esaminare i passi falsi dei giornalisti sportivi

Un cronista indagato, l’inchiesta potrebbe coinvolgerne un altro. L’azienda invitata a fare chiarezza

Claudia Passa

da Roma

Un’inchiesta interna all’azienda per fare «al più presto chiarezza su eventuali coinvolgimenti di colleghi nel “terremoto” che sta sconvolgendo il calcio italiano». La richiesta è arrivata unanime dall’assemblea di Rai Sport al termine di una riunione che s’era preannunciata ad alta tensione. Già, perché se c’è un luogo dove il «calciogate» s’è riverberato riaccendendo vecchi rancori e mai sopite frizioni, è proprio la redazione sportiva di mamma Rai. Due i giornalisti di Rai Sport (non presenti ieri in assemblea) coinvolti nel caso: il caporedattore del calcio Ignazio Scardina e un collaboratore, Ciro Venerato. Il primo è ufficialmente indagato; il secondo, a quanto pare, no. Il fatto che questi due nomi siano stati tirati in ballo ha dato il «la» a un infuocato botta e risposta a mezzo stampa fra volti noti del servizio pubblico ed ex dirigenti; ed è per questo che al termine dell’assemblea i rappresentanti del Cdr hanno preferito affidarsi alla comunicazione ufficiale, mentre Enrico Varriale (anch’egli nel Cdr) ha chiesto a un quotidiano la rettifica di un’intervista che nei giorni scorsi aveva suscitato la dura reazione di qualche collega. Molte bocche sono comunque cucite, perché è proprio a furia di dichiarazioni e repliche che il «caso Rai Sport» è lievitato, fra le pubbliche doglianze di chi parla di presunte pressioni «bianconere» e la risposta di chi rivendica la correttezza del proprio operato.
«Abbiamo approvato il comunicato all’unanimità – si commentava ieri fra i corridoi -, e questa è la nostra risposta alle polemiche». Nel documento si sostiene che «al di là dei profili penali, per i quali il garantismo è d’obbligo e la fiducia nell’onestà di chi è coinvolto è da sostenere fino a prova contraria, accertare eventuali violazioni comportamentali e deontologiche in tempi rapidi è un dovere non solo da parte dell’ordine dei giornalisti ma anche della stessa Rai, per allontanare ombre e sospetti da chi lavora nella testata titolare dell’informazione sportiva televisiva del servizio pubblico».
Di qui, la richiesta di un incontro urgente con il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, e con il direttore di testata, Fabrizio Maffei, di cui l’assemblea ha definito «inspiegabile» il «silenzio sulla vicenda». Non solo: in accordo con l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai), i redattori insistono perché del tema si parli domani nella riunione Rai-sindacato.

Deposizione (momentanea?) delle armi, invece, per quanto riguarda la protesta avviata il 30 aprile con la decisione di non firmare più i servizi. I giornalisti, si legge nel comunicato, «pur confermando il senso della protesta iniziata il 30 aprile, decidono di ripristinare la firma per evitare ogni equivoca interpretazione».

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