Multe, con la nuova legge arriva l’«amnistia»

Già con il vecchio regime gestire i ricorsi per le multe era da cortocircuito. Un sollievo sembrava averlo dato ad inizio anno la fronda anti-Ecopass, ma gli automobilisti sono tornati a opporsi alle contravvenzioni come o più di prima. «Forse sperano che ad un certo punto venga concessa un’amnistia» immagina il presidente dei giudici di pace, Vito Dattolico. Costretto a fare i conti al rientro dalle ferie con un nuovo problema. Dal 16 settembre diventeranno operative a tutti gli effetti le modifiche introdotte al Codice della strada il 29 luglio scorso, che dettano tempi più stretti per i ricorsi davanti al giudice di pace. E Dattolico nei giorni scorsi ha già impugnato carta e penna e inviato una nota d’ufficio al tribunale per denunciare le «difficoltà operative» per mettersi al passo - dalla carenza di ufficiali giudiziari ai fax obsoleti all’assenza della posta certificata - facendo presente la mole di arretrato già in carico ai giudici, che lamentano da anni ormai di essere sotto organico. Morale, «o si rinvia l’attuazione della legge per dare il tempo di attrezzare gli uffici, o bisogna prevedere grosse difficoltà per oltre 40mila processi all’anno».
Cosa cambia. Con la legge dello scorso luglio, dal momento del deposito del ricorso da parte di un cittadino l’udienza deve essere fissata dal giudice entro venti giorni. Il problema è che già oggi molti processi «saltano» (e il presunto trasgressore si salva dalla multa) perchè gli uffici non riescono a notificare il provvedimento addirittura entro 150 giorni. Il giudice ora potrebbe inviare la notifica via fax o via mail ma «intanto specialmente i più anziani non è detto che abbiano un numero o un indirizzo internet di riferimento, quindi è difficile che si possa comunicare “tempestivamente“ la data, ma addirittura a noi manca la posta certificata e abbiamo dei fax obsoleti, quindi il problema è già a monte». Seconda novità: «Tra il giorno della notificazione e l’udienza - è scritto all’articolo 3 - devono intercorrere non più di trenta giorni». E all’articolo 9: «La sentenza con cui è accolto o rigettato il ricorso è trasmessa entro trenta giorni dal deposito a cura della cancelleria del giudice».
La morale secondo Dattolico è che «nessuna delle tre novità è attuabile, la legge sembra scritta da chi non ha fatto i conti con la situazione reale degli uffici dei giudici di pace, da chi si occupa di altro. E dire che Milano è anche uno di quelli che in Italia funzionano meglio». E funzionare «meglio» in realtà significa che ci sono al momento udienze fissate non prima del prossimo gennaio o febbraio, che ci sono cinque-sei mesi di sentenze in arretrato ancora da pubblicare.

Una mole di quarantamila mila processi all’anno (addirittura 44mila nel 2009) e i ricorrenti spesso ci provano, ben sapendo che la notifica nei tempi previsti dalla legge è un terno al lotto. E molto spesso conviene tentare la sorte - anche se la contravvenzione è ben meritata - perchè è molto facile la multa cada «in prescrizione».

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