Basf, la più grande industria chimica del mondo, in questo momento è uno dei migliori osservatóri sullandamento economico nel nostro Paese. Perché? Perché in Italia - suo terzo mercato dopo Germania e Stati Uniti - va meglio che nel resto dei mercati internazionali. Ergo: il sistema industriale italiano funziona, oggi, meglio che altrove. Qualche numero: il fatturato mondiale è stato nel 2008 di 62 miliardi di euro, in Italia di 3,8; nel mondo lincremento è stato del 2,7%, ma in Italia quasi il doppio: più 5%. Nel primo trimestre 2009, il momento più brutto, nel mondo il calo di vendite è stato del 23%, in Italia del 20%. Spiega Erwin Rauhe (nella foto), ad di Basf Italia: «Il tessuto industriale italiano non si concentra in grossi complessi monolitici, che di fronte a una crisi sono più rigidi, ma è formato da un tessuto diversificato e flessibile. Se la Continental, per esempio, che esporta pneumatici in tutto il mondo, di fronte a una gelata del mercato dellauto vede crollare le sue vendite, le piccole e medie imprese italiane possono reagire espandendosi in nuovi mercati, perché prima, quando la domanda tirava, non riuscivano a servirli tutti. Conosco imprese che, grazie alle loro capacità, nel terzo e quarto trimestre dello scorso anno hanno incrementato lexport».
Basf Italia non ha licenziato nessuno, e solo nel momento più cupo, gennaio-febbraio, è ricorsa alla cassa integrazione per 150 persone su 1300. «Poi, in marzo, il mercato dellauto, di cui siamo fornitori di secondo livello (fornitori dei fornitori, ndr), ha ripreso e ci siamo trovati a non poter far fronte alla domanda. Abbiamo richiamato tutti e, al momento, non prevediamo di servirci nuovamente di ammortizzatori sociali», spiega Rauhe.
Un gruppo come Basf costituisce un termometro attendibile per valutare il nostro sistema produttivo proprio per il suo ruolo di fornitore di imprese manifatturiere.
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