Daniela Fedi
da Milano
«Un tragico incidente da qualche parte in Africa...». È tutto quello che si sa per il momento della scomparsa dell'industriale Paolo Tarabini, artefice con la moglie Anna Molinari del planetario successo di Blumarine. La sconvolgente notizia è arrivata alla figlia Rossella, stilista a sua volta, nel bel mezzo del Mido, il salone dell'occhialeria in corso a Milano da ieri. Un urlo d'angoscia ha attirato l'attenzione di una giornalista televisiva e da lì è partito il solito tam tam dei bene informati che raccomandano la massima discrezione, il rispetto, un po' di raccoglimento perché il silenzio è l'unica cosa in grado di definire i contorni dei grandi dolori.
In realtà a tarda sera non si parlava d'altro nel mondo della moda, con infinita pena per la famiglia così duramente colpita e per lui che era un uomo pieno di vita, simpaticissimo e molto spiritoso. Paolo Tarabini amava svisceratamente la moglie, i figli, la nipotina Desiré e il lavoro. Aveva un'unica passione estranea a questo mondo di cui era l'indiscusso e adorato patriarca: la caccia grossa. «In realtà mi piace l'Africa - affermava - e solo se partecipi a un safari puoi veramente vedere la grandezza di una natura incontaminata».
Così ogni tanto partiva ignorando le proteste della moglie che proprio non capiva questa passione. «Adesso ti farà vedere il suo cimitero...» diceva Anna Molinari introducendo gli ospiti nel salone della casa di Carpi dove Paolo, orgogliosissimo, appendeva i suoi trofei. La figlia Rossella era se possibile ancor più critica mentre il figlio Gianpaolo alla fine non diceva nulla per una forma di solidarietà maschile.
Del resto in casa Tarabini si svolgevano spesso e volentieri discussioni leggendarie sui rispettivi hobby. Ad esempio la mania di Anna per le rose veniva liquidata da Paolo con frasi tipo: «Per fortuna nessuno soffre di raffreddore da fieno, altrimenti con lei starebbe fresco».
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