Muore incastrato nella campana per abiti usati

Il portello si è chiuso di scatto e lo ha colpito con violenza al collo

Cercava un paio di pantaloni magari rattoppati, un maglioncino che uno di noi ha deciso di scartare, magari solo perché il colore non era più di moda. Per lui, 27 anni, di nazionalità romena quegli indumenti erano davvero importanti e per riuscire a prenderli ci ha rimesso la vita.
Il giovane giovedì sera gironzola lungo le strade di Senago. Addosso ha solo una maglietta stropicciata e un paio di calzoncini corti. Ha freddo. Trascorrere la notte così non gli andava. Doveva dormire all’aperto, forse sdraiato su un marciapiede o forse sopra un prato.
Il rumeno è senza permesso di soggiorno, un clandestino arrivato da poco nel nostro Paese. Cresciuto in una società governata dalla dittatura comunista, poco tempo fa inizia il viaggio con la mente gonfia d’illusioni. Cercava un futuro, un lavoro, un’esistenza migliore. Forse, non voleva finire nella spirale della mala.
Non ha neppure pensato di rubare. Poteva entrare in un supermercato e tentare il furto, o rompere una vetrina e arraffare qualche capo d’abbigliamento. Niente. Povero, clandestino eppure dignitoso. Alle 22, gironzola in Via De Gasperi, s’incammina sul piazzale dove posteggiano le auto i clienti della Standa. Vede un grosso cassonetto nel quale la gente generosa infila gli abiti che scarta dal proprio guardaroba.
Alza il pesante coperchio del contenitore di ferro, che ha collocato l’associazione «Volontà di Vivere», con sede in Via San Mattia a Padova. Il poveretto alza i talloni, in punta di piedi, si sporge dentro il raccoglitore: guarda, scruta se trova qualcosa da mettersi indosso. Un attimo, la struttura di metallo si muove. Il coperchio si abbatte sul collo dell’extracomunitario. Lo centra in pieno sul collo. I dottori parlano di violento trauma alla colonna cervicale. Il colpo è tremendo: il cuore dello straniero cessa di battere quasi all’istante.
Non ci sono testimoni. Passa qualche minuto e un passante vede la scena: la testa del ventisettenne sotto la copertura, le gambe fuori che penzolano. L’uomo intuisce al volo. Crede di trovarsi di fronte ad un brutale omicidio. Compone il 112 e avverte la centrale operativa dei carabinieri di Desio.
Sul posto vola una gazzella del nucleo radiomobile.

I militari controllano con scrupolo tutto e arrivano ad escludere l’ipotesi del delitto. Grazie al passaporto, unica cosa che la vittima ha con sé, gli inquirenti riescono ad identificarlo e quindi, attraverso il consolato, ad avvertire i suoi familiari rimasti in Romania.

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