«Penso di avere regalato cultura alla città di
Milano. E vorrei continuare a farlo prima di andarmene». Così sentenzia
perentorio un elegante signore che risponde al nome di Franco Lorenzi. Ma dove
pensa di andare questo arzillo 77enne (anche se guardandolo pensi si sia preso
gioco dell’anagrafe), alpino («uno che ha fatto l’alpino lo è per tutta la
vita»), tanto caparbio da ricostruire (impiegandoci sì tre lustri, ma risalendo
addirittura fino al 1500), l’albero geneaologico della sua famiglia?
Il
cognome Lorenzi a Milano è un must nel campo della coltelleria, con quel negozio
al civico 9 di via Montenapoleone dal 1929 aperto da papà Giovanni. Fin da
piccolo Franco Lorenzi entra nella bottega paterna. Erano tempi duri gli anni
Trenta e, per un bambino, di giocattoli ce n’erano veramente pochi. Così ecco
fare di necessità virtù, sfruttando l’innata passione per i rasoi da barba che,
nella mente del giovane Franco, diventavano di volta in volta soldatini, mucche,
vagoni ferroviari, cannoni. Una passione tramandata al figlio Mauro, nato nel
1957, e una vera e propria malattia, la «rasoite», che ha portato i Lorenzi a
collezionare quasi 4mila pezzi unici. «Delle rarità divenute oggetto addirittura
di tesi di laurea», sottolinea fiero il signor Franco. Che ha raccolto questa
sua passione in un libro, edito da Silvanaeditore (300 pagine, 75 euro) dal
titolo Rasoi e lame. Barbe e baffi. Quattromila pezzi per i quali, dodici anni
fa, si è reso necessario un loco apposito, messo a disposizione all’epoca dal
conte Diego Melzi nel palazzo della famiglia a pochi metri dalla coltelleria
Lorenzi. Il signor Franco apre la porta del museo e al visitatore batte il
cuore. Entri. La confusione del quadrilatero commerciale là fuori pare non
esistere: è come essere scaraventati in una macchina del tempo, dalla preistoria
al Fascismo, immaginando un uomo di ciascuna epoca che si faceva la barba con
quegli aggeggi.
Ora, però, da Palazzo Melzi il museo se ne deve andare: a
giorni scadrà il contratto di affitto. I proprietari vogliono più soldi.
«Legittimamente - tiene a precisare il signor Franco. Che, però, lancia un
appello -. Io voglio regalare a Milano la cultura della rasatura: qualcuno deve
ascoltarmi. Se il Comune mi mettesse a disposizione uno spazio in centro, sono
disposto a pagarne l’affitto. Magari, perché no, in quella via Bagutta 12 dove
da piccolo andavo a giocare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.