Cronaca locale

La musica come riscatto. Così l'Orchestra Pepita trascina fuori dal carcere

I ragazzi, provenienti da contesti difficili, davanti ai detenuti di Bollate e San Vittore

La musica come riscatto. Così l'Orchestra Pepita trascina fuori dal carcere

Aiutarli a uscire dai ghetti della città, a imparare qualcosa di nuovo, a farli stare insieme divertendosi e imparando senza superare i confini, talvolta assai labili, che conducono alla delinquenza o comunque alla degenerazione. E tutto nel nome della musica. Basti pensare che per imparare a cantare e a suonare un ragazzo delle Medie o delle Superiori e la partecipazione è gratuita per chi presenta una dichiarazione Isee. Al resto ci pensano l'associazione internazionale no profit di aiuto ai bambini in difficoltà Children in Crisis e la Fondazione Antonio Carlo Monzino che ha eletto come propria missione la diffusione dell'apprendimento della musica. Grazie a loro e a un'idea di Andrea Pirera e Gianluigi Pezzera, nel 2008 è nata l'Orchestra Pepita che, con il progetto «Cantiamo», si esibisce al carcere di Bollate (l'ultimo spettacolo è stato il 23 novembre scorso, ndr), in quello di San Vittore, a San Patrignano. A Natale i ragazzi saranno a casa Jannacci e a marzo al rione Sanità.

«Un detenuto, dopo un concerto, ha scritto a questi giovani una lettera accorata che diceva più o meno così: Siete fortunati a essere lì, non fate stupidaggini e non buttate via la vostra vita. Si tratta in tutto di cinquanta elementi, dagli 8 ai 18 anni che vivono in periferia in quella che possiamo definire la povertà non tanto strettamente economica ma di famiglie umili. Giovani che, attraverso le attività dell'Orchestra che fa le prove a San Siro, si «allenano» alla vita, piano piano riescono a intraprendere un percorso scolastico e a laurearsi, si fidanzano o semplicemente si aggregano alla compagnia per partecipare a una pizzata. Devo dire che si è creato un gran clima di unità in questo gruppo, sono nati persino diversi amori e vengono anche i profughi ucraini, le madri stanno in compagnia i ragazzi suonano. La musica vien insegnata insomma sul modello dell' educatore-musicista venezuelano José Antonio Abreu, che portava i ragazzi fuori dalle scuole per far far loro merenda, giocare a pallavolo e suonare tutti insieme».

A raccontarci tutto questo è Barbara Bianchi Bonomi, entusiasta presidente di Children Crisis Italy onlus, donna di grande cuore e molto tenace nell'impegno per i più bisognosi. Con l'Associazione ha appena inviato in Ucraina (e per la terza volta in pochi mesi) cibo, termoventilatori, coperte, omogeneizzati, abbigliamento per ragazzi, pacchi spesa con camion da 33 bancali. «In gennaio saremo in Cambogia dove abbiamo 14 scuole e quattro asili». Il raggio di azione di Children in Cris Italy onlus però è molto più vasto. «In Sierra Leone, ad esempio, abbiamo costruito un centro dove manteniamo 18 ragazzi disabili che noi sosteniamo tutto l'anno. Per loro è stato creato un villaggio e una comunità. Incontrarli è un miracolo: nonostante siano tutti in carrozzina, non si percepisce ne tristezza ne dolore» conclude Barbara Bianchi Bonomi.

Commenti