
C’era uno stadio che vibrava martedì sera 10 giugno a Milano. San Siro per i Pinguini Tattici Nucleari. Il primo dei due concerti uno di seguito all’altro da 120mila spettatori in totale, roba stile Vasco non fosse che questi sei ragazzi bergamaschi sono l’apoteosi della normalità, niente vite spericolate, zero esagerazioni, al limite un po’ di utopia. Non a caso questo concerto è il riflesso scenografico e musicale dello scontro degli scontri, quello che stiamo vivendo tutti in questo periodo, quello tra uomo e intelligenza artificiale, tra coscienza umana ed elaborazione digitale, insomma tra realtà ed algoritmo.
Due ore o poco più. Ventisette canzoni (con un medley e un dj set del pinguino Nicola Buttafuoco). “Per preparare i nostri show abbiamo sempre lavorato molto sull’orizzontalità, stavolta abbiamo voluto puntare sulla verticalità e far alzare lo sguardo al nostro pubblico”, aveva spiegato nel pomeriggio Elio Biffi, tastiere, fisarmonica e pensieri dei Pinguini Tattici Nucleari fondati nel 2010 in provincia di Bergamo e diventati l’unica band italiana che riempie gli stadi. Prima di San Siro, hanno suonato a Campovolo e poi saranno a Treviso il 14 giugno (tutto esaurito), all’Olimpico di Torino il 17 (pure questo esaurito) e a seguire Ancona, Firenze, Napoli, Roma. In totale oltre quattrocentomila biglietti venduti per un concerto che è la fotografia del nostro tempo popular. Attenzione, popular, non pop.

Sulle tribune di San Siro non c’è la solita, sterminata processione di cellulari accesi tipica di quasi tutti gli altri concerti. Si accendono ogni tanto, come all’inizio di Giovani wannabe o quando parte Scrivile scemo. A un certo punto Zanotti deve pure invitare il pubblico: “Fuori i cellulari, raga!”. Ma quasi sempre le uniche luci accese dello stadio sono quelle del palco, mentre il pubblico soprattutto canta. E balla. Accidenti come balla. In alto le tribune vibrano manco ci fosse un terremoto o un gol nella finale dei Mondiali. Ci sono famiglie, ragazzi e ragazze, che vivono un concerto come fosse una festa. È un mondo fuori dal tempo, quello dei Pinguini Tattici Nucleari. Non a caso i pezzi che il pubblico canta a memoria spesso non sono quelli più famosi o trasmessi dalle radio, anzi. Per Bergamo o Dentista Croazia i cori sono memorabili e anche Amaro ha un seguito istintivo, fortissimo in platea. “C’è anche la mia mamma tra il pubblico” dice Riccardo Zanotti prima di iniziare “Ridere”.
E intanto sul palco va in scena la “battaglia tra realtà e intelligenza artificiale”, con gli schermi agili a giocare con il “morphing” trasformando i protagonisti in oggetti, forme o persino in Verdura come il titolo di una canzone. Ci sono momenti di straordinaria intensità emotiva nel concerto dei Pinguini Tattici, qualcosa che sfugge alla ritualità digitale cui siamo obbligati da tanti altri concerti. L’atmosfera è umana, la misura pure. E così quando, prima di Migliore, in video appare Chiara Tramontano che parla della sorella Giulia uccisa nel 2023 dal fidanzato, nell’aria c’era commozione sentita. E i cellulari erano per lo più spenti. Bastava il boato del pubblico.
“Questi applausi non sono per noi, raga, non dimenticatelo”, ha urlato Zanotti riferendosi al ricordo di Giulia Tramontano E poi tutto il resto, le canzoni, i saluti, gli applausi sono diventati la festa vera del pubblico e la celebrazione di un gruppo che si è costruito da solo con la gavetta e con i sogni. Il loro merito è di averli conservati vivi e sorridenti fino a qui.