Mutui: per le Borse un ribasso, non un crollo

Bilancio dell’ultima settimana addirittura positivo per Londra e Francoforte. Restano col segno più le performance a un anno. Nell’arco dei 12 mesi l’unico mercato in rosso è quello di Tokio. Milano ha guadagnato il 3,1%, il listino tedesco il 26% e quello americano circa il 15%

Mutui: per le Borse un ribasso, non un crollo

da Milano

Siamo ancora vivi. La crisi innescata dai mutui subprime, almeno per ora imbrigliata dall’immissione di liquidità da parte delle banche centrali e dall’atteggiamento non ribassista di molte istituzioni finanziarie, ha comportato una significativa correzione delle quotazioni. Ma, al netto dell’emotività prodotta dal panic selling e dall’ansia generata dall’ipotesi che il contagio si possa trasmettere dai mercati finanziari all’economia reale, i valori dei principali indici azionari restano ancora positivi.
Anche il sali e scendi di questa ultima settimana, se osservato attraverso la lente della variazione sintetica finale, appare meno intollerabile agli occhi dei grandi investitori e alle orecchie dei piccoli risparmiatori. E ai loro portafogli. E’ vero che l’S&PMib ha perso il 3,36%. Ma è altrettanto vero che la piazza italiana è stata la più debole fra quelle internazionali. Il Dow Jones di New York ha registrato un calo dell’1,21%, il Cac 40 di Parigi è sceso dell’1,56% e l’Ibex 35 di Madrid ha perso l’1,5%, mentre il Ftse 100 di Londra ha guadagnato lo 0,43% e il Dax di Francoforte lo 0,48%. Certo, l’andamento a un mese è risultato ben peggiore. E non poteva essere altrimenti, se si pensa che il problema dei mutui «ninja» (ossia i prestiti concessi a persone no income, senza reddito, no job and asset, prive di lavoro e di patrimonio) è emerso all’improvviso con tutta la sua furia dirompente poco dopo che, il 19 luglio scorso Wall Street, aveva raggiunto i massimi storici con il Dow Jones per la prima volta sopra i 14 mila punti. Una concomitanza che ha amplificato l’effetto bomba dei mutui concessi a clienti senza garanzie e non più in grado di restituirli.
E, così, il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 5,57%, Londra il 7,91%, Parigi quasi un decimo del suo valore, Francoforte il 6,31% e Madrid il 4,64%. Ancora una volta, in Europa Milano è stata la peggiore con una flessione del 6,66%. Tokio, che rimane uno degli snodi più fragili del complesso reticolo della finanza globale, ha avuto invece un minitracollo del 15,88%.
Gli scossoni di quest’ultimo mese hanno davvero colpito tutti quanti i settori: basti dire che, dal record di New York gli indici Stoxx settoriali, che sintetizzano l’andamento delle società di questo o quel comparto, hanno avuto un generalizzato rallentamento. Dalle materie prime, che dai massimi di Wall Street hanno perso quasi un quinto del loro valore, all’energia (-13,5%), dalle costruzioni (-13,4%) ai servizi finanziari (-13,3%), dall’automotive (-10,6%) alle banche (-8,1%), dalle utility (-6,1%) alle telecomunicazioni (-4,6%).
Questa flessione generalizzata assume, però, una consistenza più relativa se si considerano le performance degli indici a un anno.

In questo caso, a parte la borsa giapponese che ha comunque subito un calo del 5,17%, ecco che Londra ha guadagnato il 2,72%, Milano il 3,1%, Parigi il 4,44%, New York il 14,92%, Madrid il 17,98% e Francoforte il 26,84%.

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