Carabiniere ucciso

L'appello disperato della cugina del carabiniere morto: "Vogliamo giustizia"

La sosta del feretro davanti all'abitazione di Somma Vesuviana, poi il corteo di familiari e amici per l'ultimo saluto al giovane carabiniere

L'appello disperato della cugina del carabiniere morto: "Vogliamo giustizia"

“Vogliamo giustizia per Mario”. Lo hanno urlato, scritto su striscioni e bandiere, i familiari e gli amici di Mario Cerciello Rega. Lo hanno atteso stamattina all’esterno della casa della madre, quella nella periferia di Somma vesuviana dove il vicebrigadiere ucciso a Roma ha vissuto per circa 20 anni prima di arruolarsi nell’Arma. Tra lacrime e applausi in un centinaio hanno accolto il feretro arrivato da Roma, prima che giungesse nella chiesa di Santa Maria del Pozzo dove sono stati celebrati i funerali. Ad accompagnare il carro funebre c’era la moglie Rosa Maria Esilio che a bordo di un’auto stringeva una foto di Mario.

Dall’esterno dell’abitazione dove il vicebrigadiere ha vissuto fino a quando non si è trasferito per lavoro, è partito un corteo che ha raggiunto la chiesa di Santa Croce con palloncini bianchi e striscioni. “Mario era una persona buona, stupenda. Con la morte del papà si era preso in carico la famiglia, la sorella, la mamma. Ora è solo la distruzione di una famiglia. Non doveva succedere questo. Voglio solo giustizia, i responsabili devono essere puniti”, ha affermato la cugina Feliciana. Ad attendere il feretro di Mario all’esterno dell’abitazione di Somma Vesuviana, c’era anche la madre di un collega: “Mario era una persona di famiglia e una sicurezza per me, avendo anche mio figlio nella stessa caserma. Lui li guidava questi ragazzi, era come un fratello maggiore. Ha lasciato una caserma proprio sconvolta, un vuoto che sarà difficile colmare. Loro sono come una famiglia”.

C’è invece poca voglia di parlare tra gli amici di Somma Vesuviana di Mario, quelli con cui è cresciuto, che lo conoscono da quando era piccolo. Manifestano una rabbia di cui non vogliono parlare. “Li fanno arruolare e poi non possono difendersi”, dice una vicina per spiegare quel malumore evidente. “Mario - afferma Rosanna - ci ha lasciato un vuoto dentro. Spero che ci sia giustizia. Per lui, per tutta l’Arma e per tutti coloro che lavorano per noi. Mario è stato sempre una persona speciale, sofferente, un lavoratore. Ha perso il padre quando era piccolo e faceva le sue veci”.

Oggi quel ragazzo buono e “puro come l’acqua” è tornato a casa, abbracciato dalla sua città, che ora aspetta solo giustizia per Mario.

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