Cronaca locale

Scoperta maxi truffa su auto e carburanti

Si partiva con la vendita fittizia di un bene di lusso, che era però davvero in vendita. Dopo aver ottenuto tutte le informazioni e le foto, pubblicavano un annuncio "clone"

Scoperta maxi truffa su auto e carburanti

Una maxi truffa su auto e carburanti sarebbe stata messa in piedi da tre bande attraverso l'aiuto della tecnologia. Partite dal quartiere napoletano di Barra hanno raggiunto il resto della Penisola e anche metà dell’Europa. Come riportato da NapoliToday sono 67 gli indagati nell’inchiesta iniziata nel 2018, e sarebbero tutti appartenenti a tre associazioni a delinquere. Di questi, 46 si trovano dietro le sbarre, 13 sono agli arresti domiciliari, e 8 sono invece a piede libero. Alcuni degli indagati sarebbero vicini a clan della camorra.

La maxi truffa

Un raggiro tutt’altro che semplice quello pensato e messo in pratica. Si partiva con la vendita fittizia di un bene di lusso, che era però davvero in vendita. I truffatori cercavano prima l’oggetto in vendita, per esempio un’automobile, su siti specializzati, e poi contattavano il proprietario del mezzo. Ovviamente si facevano mandare su WhatsApp tutte le informazioni necessarie riguardanti il veicolo, corredate da foto, compreso il libretto di circolazione. A quel punto pubblicavano un annuncio del tutto simile a quello già esistente, ma falso, e una volta che il possibile acquirente aveva abboccato gli chiedevano di inviare una immagine dell’assegno circolare che sarebbe stato utilizzato per il pagamento. L’assegno in foto veniva quindi falsificato e incassato, oppure usato per fare altre truffe, magari comprando macchine, gioielli, orologi, o anche vini e alimenti costosi. Come se non bastasse, i truffatori compravano all’estero anche olii industriali che venivano poi mescolati al gasolio da vendere a poveri automobilisti.

Come aggirare il controllo

C’era però il rischio che la vittima potesse far controllare l’assegno alla propria banca, ma i truffatori avevano pensato anche a questa possibilità. Attraverso un apparecchio riuscivano a deviare sul proprio telefono la telefonata della banca diretta all’istituto di credito che aveva emesso l’assegno originario, e fingevano che fosse tutto regolare.

Come abbiamo precedentemente detto l’indagine era iniziata nel marzo del 2018, quando un uomo che aveva messo in vendita su internet una Porsche del valore di 80mila euro si rivolse ai carabinieri di Genova. Durante le indagini, andate avanti 4 anni, gli investigatori hanno sequestrato beni immobili, titoli sia di Stato che postali, e perfino aziende, distributori di benzina, per un totale di 2 milioni e 700mila euro. È stato anche sequestrato un appartamento adibito a stamperia, oltre ad apparecchi per la stampa professionale di banconote, documenti e gratta e vinci.

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