da Roma
«Conati». Le chiama così Giorgio Napolitano quelle «contrapposizioni fuorvianti», quelle «antistoriche voglie di secessione» che insidiano lunità nazionale, «bene prezioso e imperativo supremo» che va «preservato anche in una possibile articolazione federale». Basta con le divisioni: «È solo rafforzando la comune identità e leffettiva coesione del Paese che lItalia può mettere a frutto le sue potenzialità e far valere nel nuovo contesto globale il suo contributo di nazione indipendente».
«Conati», dunque. Il termine è forte e il capo dello Stato lo pronuncia nel corso del suo intervento alle celebrazioni per il quattro novembre. Ma dietro, spiegano dal Colle, non cè nessun attacco mirato: è solo un normale passaggio nel quadro di un discorso preparato per il giorno della festa della vittoria, delle Forze armate e dellunità dItalia. Un riferimento scontato, obbligato si direbbe, anche se forse hanno pesato alcune recenti frasi di Umberto Bossi sul Parlamento del nord e la descrizione di Napoli fatta da Roberto Calderoli, «una fogna da bonificare dai topi». La Lega infatti reagisce con asprezza: «Scenda dal balcone e vada a parlare con la gente».
Gli altri partiti, da sinistra a destra, invece concordano con le parole di Napolitano. Gianfranco Fini, per il quale «il discorso del capo dello Stato è chiaro e condivisibile da tutti», apprezza in particolare pure laltra parte del discorso presidenziale, quella in cui il capo dello Stato sottolinea «il modo di essere e di operare» dei nostri soldati nelle situazioni di crisi internazionali: «La partecipazione alle missioni allestero discendono dalla lungimirante impostazione dellarticolo 11 delle Carta». Quella in Libano, in cui abbiamo «un ruolo di leadership», ma evidentemente anche quelle in Afghanistan e in Irak: sono tutte dunque costituzionalmente corrette.
Un Paese unito e delle Forze armate impegnate «in obbiettivi di pace e democrazia», questo quindi il senso dellesaltazione del valore di patria rinnovato da Napolitano per il quattro novembre.
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