Napolitano non opporrà ostacoli

RomaQuando a fine mattinata scende dal Colle, il guardasigilli Angelino Alfano pronuncia solo una ventina di parole: «Si è trattato di una conversazione sulle prospettive future della riforme della giustizia, improntata come sempre a una chiara e leale collaborazione». Giorgio Napolitano invece pubblicamente di parole non ne dice nessuna. Quello che aveva da dire, lo ha detto direttamente al ministro e si può riassumere così: il Quirinale, se il testo non verrà peggiorato in Senato, non si metterà di traverso alle legge sul legittimo impedimento, ma il governo deve impegnarsi a rimettere mano «in maniera organica» a tutto il settore e non può limitarsi a interventi di «corto respiro».
Infatti è proprio questo l’argomento che viene srotolato sul tavolo del capo dello Stato, quella «riforma globale» della giustizia che prevede un riempimento degli organici, il potenziamento delle strutture e l’accorciamento dei tempi dei processi. Un progetto che non ha ancora lineamenti precisi e definiti e che ha bisogno di continue verifiche. L’incontro al Quirinale è descritto come «cordiale, costruttivo» e «di ampio respiro». Uno «scambio di informazioni sulle proposte annunciate». Alfano fa il punto della situazione, elencando al presidente i provvedimenti in cantiere, sgombrando subito il campo dalla questione pentiti: il governo, spiega, «nulla c’entra con la proposta» del senatore del Pdl Giuseppe Valentino, che ha presentato un disegno di legge per rendere più complicato l’utilizzo in aula delle dichiarazione dei collaboratori di giustizia. Napolitano apprezza: un macigno in meno in mezzo a un percorso che rimane però «molto accidentato».
Quanto al legittimo impedimento, che Fabrizio Cicchitto parlando alla Camera considera «un tassello dello Stato di diritto», non ci sono obiezioni preconcette da parte di Napolitano, che non considera un tabù nemmeno il ripristino dell’immunità parlamentare. Il problema, visto dall’ottica del Colle, è sempre quello dei tempi e dei modi di affrontare certi provvedimenti. Nonostante le polemiche di queste ore. Nonostante il clima da campagna elettorale, si aprono spiragli per soluzioni condivise. È vero: il processo breve, la legge che sulla carta presenta maggiori problemi di costituzionalità, non è stato ritirato e formalmente è ancora in pista, ma sembra su un binario morto.

E anche dal fronte dei magistrati nei giorni scorsi si è sentita qualche voce più «dialogante».
Certo, tutto ciò non basta per evitare possibili futuri scontri istituzionali. Per questo nelle prossime settimane Napolitano non risparmierà sull’ammorbidente: moral suasion, diplomazia e buoni consigli.

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