Roma - «Saremo la vera novità del centrodestra. Abbiamo creato la strada e la vogliamo percorrere da soli». Fabrizio Frosio, presidente del neonato Partito delle Aziende, vuole lavorare a quel «terreno fertile » che forse il Pdl solca da un po’ di tempo con vigore affievolito. E non è un caso che la nuova formazione, che si rivolge al mondo delle piccole e medie imprese, abbia la sua culla in un territorio tradizionalmente amico del centrodestra come Verona. E proprio nel capoluogo veneto ha già iniziato la corsa alle Amministrative del prossimo anno proponendo un proprio candidato sindaco che correrà contro il leghista Tosi. Eppure le parole di Frosio, ex pidiellino che ieri ha presentato a Roma il Pda, sembrano tutt’altro che ostili. «Saremo al loro fianco nelle prossime battaglie, anche perché gli imprenditori non guardano certo a sinistra dove c’è ancora una cultura anticapitalista », afferma preannunciando che «non mancheranno gli scontri col Pdl».
La platea che segue la presentazione, tuttavia, ricorda molto quella che si incontrava nelle prime riunioni dei circoli di Forza Italia. Famiglie di imprenditori, professionisti e lavoratori dipendenti. Pure le proposte politiche non si discostano molto da quelle del centrodestra ufficiale. «Una flat tax al 25% per le pmi, soprattutto per quelle di dimensioni più piccole perché con il debito pubblico non si scherza», evidenzia Frosio. E poi: una legge Tremonti permanente per la defiscalizzazione degli acquisti di beni strumentali, la definitiva conferma dell’Iva per cassa e l’abolizione del’Irap. La parte più a destra del programma riguarda l’innalzamento delle pensioni minime e il mutuo sociale, ovvero l’applicazione del tasso di interesse legale ai finanziamenti per la prima casa per agevolare la ripresa del settore edilizio. A questo si aggiungono l’applicazione di dazi doganali alle importazioni da Cina e India per salvaguardare le produzioni italiane e la separazione tra responsabilità politiche e amministrative. «Bisogna fare pulizia del sistema che affossa il Paese, del cumulo di incarichi scandaloso», chiosa il presidente.
«Siamo stanchi di Ruby e quant’altro, ma siamo anche stanchi di una giustizia dove il magistrato che sbaglia non paga», aggiunge il segretario del Pda, Kim Carrera. La consapevolezza dell’accanimento giudiziario c’è, ma al tempo stesso la creazione di questo partito è il chiaro segnale che qualcosa non sta funzionando. Anche nei rapporti con la Lega. «Crediamo in uno Stato forte precisa Frosio - ma al tempo stesso vogliamo più autonomie locali e non quel simulacro di federalismo che è stato approvato». L’insoddisfazione della classe dirigente e dei cittadini, questa volta, non si riversa nel grillismo del «no» o nelle scelte radical-chic alla Pisapia, ma cerca di diventare proposta politica.L’insofferenza per i bizantinismi sindacali è la stessa che si ha nei confronti di Confindustria.
«Siamo stufi di pagare le tasse mentre Marcegaglia & Co. fanno il bello e il cattivo tempo con i finanziamenti europei» è il sugo di tutta la storia. Eppure, a ben ricordare, esisteva già un partito che mirava all’abolizione dell’Irap, alla detassazione degli investimenti, alla sburocratizzazione e alla fine della deresponsabilizzazione della classe politica. E che alcune di quelle cose, grazie la suo leader diventato premier, le ha fatte.
Poi, questo racconto, vuoi per le imboscate parlamentari dei ruderi della Prima Repubblica ( tipo Casini, Fini & Co.) vuoi per la caccia all’uomo inaugurata dalla Procura di Milano, si è interrotto. Ma prima o poi ricomincerà. In fondo, il Partito delle aziende è lì per ricordarlo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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