da Roma
Allora. Dovrebbe essere la più giovane delle televisioni, e loro almeno, la vendono (e te la raccontano) così. Solo che Youdem, il nuovo canale web del Partito democratico che ha iniziato proprio ieri le sue trasmissioni, ha qualcosa di strano fin dal primo contatto, un curioso impasto che all’inizio lascia allo spettatore un sapore indecifrabile in bocca. Da una lato sembra un interessante esperimento di rifrittura di Youtube (con l’unico difetto che Youtube c’è già, ed è planetario).
Dall’altro pare l’ennesimo terrificante tentativo – sempre vorrei-ma-non-posso – che la politica fa di costruire l’informazione a partire da sé, dalle proprie priorità, dai propri contenuti e dai propri leader (e noi speravamo che la Tv delle libertà avesse già dimostrato che l’effetto per gli umani è scioccante). Infine c’è un terzo elemento: la tivvù povera che fa il verso alla tivvù ricca, il talk show dei piccoli, l’opinionismo dei piccoli, il «blob» dei piccoli, e allora – viene da dire – che cavolo lo si fa a fare un canale nuovo, se bisogna provare a riprodurre in tono minore una cosa vecchissima?
Lasciate perdere per un attimo le difficoltà tecniche. L’audio a tratti sfasciacasse, la linea che a volte va giù, il computer che si impalla: non consideratele, o consideratele inevitabili in un esordio (e peraltro corrette bene in corsa). Il vero problema di Youdem è quello che funziona. Ovvero. Se fai il verso a Youtube e metti il gradimento, il numero delle visioni, e i commenti, poi, alle 10 e mezza di sera, fa riflettere il fatto che il video più visto (840 spettatori!) siano gli auguri di Piero Fassino. Ed è ancora più preoccupante, direi, per i curatori del canale, che il voto medio al video sia meno di quattro (3.67 periodico, ad essere precisi) e che il video più commentato sia sempre il messaggio augurale di Piero «il birmano», con sei (dico 6!) post. Certo, poi te lo vai a vedere, il saluto augurale, e capisci: Fassino se ne sta in piedi con dietro alle spalle un panorama di tetti romani (l’hanno piazzato in un balconcino della sede?), a mezzobusto, e dice cose come: «Quando arriva un nuovo nato in ogni famiglia è un momento di felicità... e Youdem è l’ultima creatura del partito demcoratico... Uno strumento per i militanti che guardano con speranza, con fiducia al Partito democratico...». Ommamma. È come mettere la minigonna della modernità della rete, alla lingua arcaica del comitato centrale. Ecco perché non stupisce che il primo commento, di un certo Reptor sia: «Grazie mille, ma Fassino inizi col farci un favore. Se ne vada in pensione». Ovvio: subito scrivono due che difendono Fassino, ma il problema è un altro. Youdem è la certificazione istantanea di un invecchiamento di codici comunicativi e di classe dirigente. Metti la lingua del web più Fassino, la lingua del web più i salamelecchi incipriati di D’Alema (lui, per variare, se ne sta dietro un caminetto), e tutto è terribilmente più vecchio. I conduttori sembrano tutti usciti dalla sala trucco di un film di Almodòvar, non sono per nulla pop come richiederebbe un mezzo giovane, e persino la giovanissima Silvia Perdichizzi è stata agghindata per sembrare un piccola Gruber, con un foularino che nemmeno Ombretta Fumagalli Carulli. Però poi la povertà si vede: e anche la ministra ombra Pina Picierno fa il saluto augurale dallo stesso terrazzino di Fassino (allora forse non vanno bene gli auguri imbalsamati, o perlomeno il terrazzino). La scenografia di studio è carina, certo, ma ha la incredibile dominante del verde, il verde farmacia notturna del Pd che si riflette su tutto.
Ogni tanto si aprono delle finestre di «donatori mediatici». Di solito sono vip amici del Pd, o vip amici di Veltroni (o vip amici del Pd e di Veltorni). La trasmissione dell’ambientalista Mario Tozzi, per dire. Con i video sulla monnezza a Napoli accompagnati da «Meno male che Silvio c’è» (è satira). Oppure Sandro Veronesi, che fa il verso a Blob, e commenta le «schegge» di storia, ti dice un bel pensierino sulla caduta del muro di Berlino, ma lo fa davanti al portatile acceso, mezzo torto con il busto, e poi viene tagliato un po’ così, zac! Il problema di una tv povera è che non diventa fica con Mario Tozzi e Sandro Veronesi: ma che fa apparire Tozzi meno conduttore e Veronesi meno intellettuale. Quanto ai contributi del popolo del web (sempre acclamato come una profezia) quello che apre la pagina per buona parte della giornata è «Alitalia si è salvata» di Fvdf. Carino, per carità: ma ha un video stile Almanacco del giorno dopo (una foto zoommata, roba di mezzo secolo fa) e lo stile delle meravigliose «cantacronache» (esperimento modernissimo, ma mezzo secolo fa). Insomma, così come la tv delle libertà era un estratto liofilizzato, concentrato, e vagamente grottesco del berlusconismo (con tanto di inchieste con il microfono a mitraglia e gnocche levigate in conduzione) così Youdem è un estratto liofilizzato, concentrato e vagamente grottesco del veltronismo (con una piccola Rai, delle piccole Orsomando, e dei piccoli Ghezzi). Una simulazione di tv che diventa vera solo quando in studio arriva il pezzo forte, cioè Veltroni in persona. Godetevi la scena.
A condurre «il talk» (lui lo chiama così, naturally) c’è un signore incravattato con i capelli bianchi che fa domande ficcanti del tipo: «La trovo una cosa bellissima...». Oppure, presentando (un altro «amico») Gianni Riotta con: «Grazie per lo straordinario lavoro che sta facendo...». Oppure: «Vogliamo parlare del ritorno del razzismo?». Bene, quando arriva Walter tutto salta. È il leader del Pd che fa contemporaneamente l’ospite e l’intervistatore, e che interroga persino Riotta (!).
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