La nazionale dei Papi: Giovanni XXIII in porta

C’è l’arcivescovo di Firenze Giusepe Betori, che nelle partite in seminario giocava come ala, «per non dare troppo fastidio, viste le sue doti non eccelse che ammette senza difficoltà. C’è il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, che ricorda ancora il suo ruolo da centro-mediano e una punizione battuta così bene da insaccare la palla in rete e ottenere la prima vittoria della sua squadra dopo una lunga sequenza di pareggi. C’è il vescovo di Verona Giuseppe Zenti che smise di fare il portiere dopo aver preso un calcio in testa durante un «tuffo» e capì che sarebbe stato molto più opportuno per lui fare il tifo da bordo campo.
S’intitola Non desiderare la palla d’altri (Edizioni Scaligere, pp. 526, 18 euro) il corposo libro del giornalista sportivo Andrea Nocini, direttore del sito www.pianeta-calcio.it, che ha raccolto decine di interviste a cardinali, vescovi, prelati, magistrati, storici campioni dello sport, scrittori e personalità varie quale sia stato, lungo la loro vita, il loro rapporto con il calcio. Il titolo e la copertina – raffigurante uno stemma cardinalizio con raffigurazioni in stile calcistico – richiamano al football, ma già dal sottotitolo («La palla, quando supera la linea bianca della vita, dove ci porta e a quale partita ci convoca?») spiega bene come il libro non sia soltanto una leggiadra passeggiata nei ricordi dei protagonisti, ma qualcosa di più. È un libro che parla dell’uomo e del rapporto dell’uomo con il suo destino, con la fede cristiana, con Dio.
La partita di calcio diventa una metafora della vita, i ruoli dei giocatori delle etichette che definiscono il carattere di questo o di quel personaggio, il gioco di squadra il segno tangibile che nella nostra esistenza dobbiamo muoverci insieme agli altri e sentirci parte di una comunità.
Da Sergio Zavoli al procuratore Gian Carlo Caselli, dal cardinale Achille Silvestrini a Josè Altafini, da Margherita Hack a Ermanno Olmi, da Marcello Pera al cardinale Emmanuel Wamala… con ciascuno Andrea Nocini intavola dialoghi serrati che prendono spunto dai ricordi calcistici e dal tifo per la squadra del cuore, per andare oltre e palare della decisiva partita della vita. A molti dei suoi interlocutori, l’autore chiede quali ruoli assegnerebbe in squadra agli ultimi pontefici: sono uscite le più svariate «nazionali» vaticane. Il cardinale Sepe, ad esempio, vedrebbe Benedetto XVI nel ruolo di commissario tecnico, «perché ha le idee chiare, ha conoscenze, insomma sa ben inquadrare la squadra».

Mentre Paolo VI è «stato un grosso mediano», perché «sapeva difendere, ma sapeva anche attaccare, nel senso di guidare bene la Chiesa in un momento così difficile come quello che è stato il post Concilio». E il «Papa buono» Giovanni XXIII è invece visto come «un portiere che non fa passare nessun gol».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica