Addio all'avvocato dell'Avvocato: è morto Franzo Grande Stevens

Se ne va uno degli avvocati d’affari più famosi d’Italia. Tra i suoi clienti, Gianni Agnelli a parte, anche imprenditori come Carlo De Benedetti, Luigi Giribaldi e Karim Aga Khan; le famiglie Ferrero, Pininfarina e Lavazza

Addio all'avvocato dell'Avvocato: è morto Franzo Grande Stevens
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È morto Franzo Grande Stevens, storico collaboratore di Gianni Agnelli, tanto da essere soprannominato «l’avvocato dell’Avvocato». Originario di Napoli, dove si laureò in giurisprudenza alla Federico II, si trasferì poi a Torino dove, nel 1954, entrò a far parte dell’Albo degli avvocati. Sempre elegante nel vestire e dotato di una gran classe, nella sua lunga carriera Grande Stevens ha ricoperto ruoli di primissimo piano nel mondo economico e in quello sportivo: presidente della Toro Assicurazioni, vicepresidente della Fiat, presidente della Compagnia di San Paolo nonché tra gli artefici del patto di governance che, da quasi 20 anni, determina la composizione del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo. A giusta ragione viene descritto come uno degli avvocati d’affari più famosi d’Italia. Tra i suoi clienti, Gianni Agnelli a parte, anche imprenditori come Carlo De Benedetti, Luigi Giribaldi e Karim Aga Khan; le famiglie Ferrero, Pininfarina e Lavazza.


Con Gianluigi Gabetti, scomparso nel 2019, consulente di fiducia dell'Avvocato, Grande Stevens ha portato a termine importanti operazioni, risultate poi determinanti per il futuro della galassia Agnelli e della sua azienda principale, la Fiat.
Ma quello che viene indicato come l’affare più importante andato in porto, grazie alla regia di Grande Stevens, risale al 1989: l’ingresso della Galbani nella galassia della allora holding Ifil di Umberto Agnelli che guardava alla creazione di un polo alimentare con i francesi di Danone. Si deve inoltre alla genialità di Grande Stevens anche la nascita dell’accomandita Giovanni Agnelli, la «cassaforte» della famiglia. Inoltre, nel 2004, uscito di scena dalla Fiat l’ad Giuseppe Morchio, sempre insieme a Gabetti e John Elkann, il quale era vicepresidente del Lingotto, l’«avvocato dell’Avvocato», favorì l’inserimento di Sergio Marchionne, che Umberto Agnelli aveva già individuato anni prima, come nuovo ad del gruppo. E proprio con Marchionne e Gabetti, Grande Stevens fu tra i sostenitori dell’impresa che condusse alle nozze con l’americana Chrysler da cui, con la benedizione del presidente americano di allora, Barack Obama, nacque il gruppo Fiat Chrysler Automobiles.


Sullo scomparso legale napoletano, ma torinese d’adozione, circola, tra i molti, questo aneddoto. «Due mesi dopo la nomina di Marchionne al volante della Fiat - ricorda un manager - Franzo gli si avvicinò rimproverandolo: “Lei fuma troppo, stia attento...”». E non fu l’unica volta che tirò le orecchie al top manager morto nel luglio del 2018.
Il saluto commosso di John Elkann, ora presidente di Stellantis e della Ferrari, e ad della holding Exor: «Franzo Grande Stevens è stato un giurista eccelso, un grande juventino e soprattutto un amico della mia famiglia, che ci ha accompagnato per tanti anni con professionalità, intelligenza e profonda cultura. Ci stringiamo con affetto a tutta la sua famiglia».
E Lodovico Passarin d’Entrèves, storico direttore delle relazioni esterne e della comunicazione finanziaria delle ex holding Ifi e Ifil e, quindi, assistente esecutivo di Umberto Agnelli, all’epoca della presidenza Fiat: «L’avvocato Grande Stevens era una persona dotata di una intelligenza straordinaria.

I suoi impegni di lavoro erano enormi, ma da uomo molto intelligente e super organizzato, quando gli chiedevo un appuntamento, mi fissava l’incontro dopo 4 o 5 ore. Io, da giovane diligente quale ero, mi segnavo 5 o 6 punti da discutere. Ebbene, arrivato al terzo di questi punti, lui mi fermava, anticipandomi subito le soluzioni di quelli rimanenti».

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