Gianni Bisiach, uno dei più importanti divulgatori culturali della storia della Rai, è deceduto all'alba di stamani a Roma. Il giornalista e scrittore, che aveva 95 anni, si è spento nella struttura di Villa Sacra Famiglia a Monte Mario, dove da tempo era ricoverato. Bisiach verrà seppellito a Gorizia, la città in cui era nato il 7 maggio del 1927.
Gli inizi in Rai
La sua carriera giornalistica in Rai inizia nel 1956, quando entra a far parte della redazione del Telegiornale. Si fece notare ben presto per la realizzazione di servizi, inchieste giornalistiche e speciali dei programmi culturali. Curò per tre anni la rubrica "Testimoni oculari" (1958-61), e nel dicembre 1960 si occupò di un'inchiesta sulle spedizioni polari del generale Umberto Nobile, che riscosse un enorme successo. Di grande rilevanza anche "Rapporto da Corleone", la prima inchiesta giornalistica mai realizzata sulla mafia in Sicilia (1962). Il suo nome rimane indissolubilmente legato a "Tv7" (1963), rubrica settimanale del Telegiornale di cui fu uno degli ideatori nonché inviato speciale.
Per la Rai ha realizzato oltre 3mila servizi, puntate e speciali di storia, occupandosi di guerra, spionaggio e temi di scottante attualità, come l'inchiesta del 1965 "La pena di morte nel mondo". Ebbe grande risonanza anche la trasmissione speciale sul terremoto dell'Irpinia (1980), che gli valse la consegna di una Medaglia d'oro da parte dell'allora commissario straordinario della protezione civile Giuseppe Zamberletti, il Premio Italia della Critica Internazionale e il Premio Saint Vincent di giornalismo. Tra i contributi televisivi di maggior successo, a parte quelli citati, vi sono anche "Grandi battaglie", "Ventesimo secolo", "La Seconda Guerra Mondiale" e "La Grande Guerra". Per il Tg1 ha realizzato per ben tredici anni (2001-2013) "Un minuto di storia", rubrica quotidiana che ha sempre riscosso un buon successo.
Fondamentale anche il suo contributo in ambito radiofonico. Bisiach si è occupato della cura di numerose rubriche culturali per Rai Radio 1: in particolar modo, per 12 anni fu capostruttura responsabile di "Radio anch'io" (1980-92). Fu anche regista e sceneggiatore. Sua, ad esempio la realizzazione del film "I due Kennedy" (1970), insignito del Premio Spoleto Cinema. È stato autore di una decina di libri, tra cui "Pertini racconta. Gli anni 1915-1945" (1983), "Radio anch'io. L'Italia al microfono" (1985), "Inchiesta sulla felicità. Cento e più modi d'essere realmente felici" (1987), "Il Presidente. La lunga storia di una breve vita. John Fitzgerald Kennedy" (1990), "Un minuto di storia, Milano" (2003).
Nel 2018 il capo dello Stato Sergio Mattarella lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.
Il cordoglio
"Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Gianni Bisiach. Grande giornalista e conoscitore della storia, i suoi programmi culturali sono entrati nelle case di tutti gli italiani", scrive su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Un abbraccio a tutta la famiglia della Rai per questa dolorosa perdita".
"Gianni Bisiach è stato un professionista scrupoloso, devoto ai fatti, lontano da ogni pregiudizio ideologico o politico, e per questo esempio raro, soprattutto se lo paragoniamo a certo giornalismo fazioso dei giorni nostri", commenta sui social Vittorio Sgarbi. "Tristezza per la sua scomparsa".
"Mi inchino commosso nel ricordo dell'indimenticabile Gianni Bisiach, un grande giornalista, un professionista da imitare per i giovani di oggi, un uomo lineare e coerente", ricorda in una nota Pier Ferdinando Casini. "Sono lieto che il destino ci abbia fatto incontrare e che io ne abbia potuto da vicino ammirare le qualità umane e professionali e la profonda cultura. Grazie Gianni!".
"Con Gianni Bisiach scompare una
personalità di spicco dell'informazione italiana e una delle firme che hanno contribuito alla storia della Rai", dichiarano il presidente della Rai Marinella Soldi e l'Amministratore delegato Carlo Fuortes.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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