
Arriva in edicola l’Enciclopedia sul mostro di Firenze, la più incredibile vicenda giudiziaria italiana che ha ispirato la serie Netflix Il Mostro di Stefano Sollima, con Marco Bullitta, Valentino Mannias e Francesca Olia, in onda in questi giorni. «È la storia criminale più complessa ed enigmatica della storia - dice al Giornale Rino Casazza, che ha curato il volume edito da Teaser Lab su licenza Algama, in edicola a 9,90 - gli otto duplici omicidi del Mostro di Firenze (ma sarebbe meglio dire “dei Mostri”) presentano una miniera di interrogativi irrisolti e tante possibili risposte».
Sappiamo che dal 1968 al 1985 sono state barbaramente ammazzate otto coppiette appartate in auto, in luoghi solitari, nella loro intimità. Ci sono sentenze passate in giudicato che confliggono tra loro, piste che si incrociano, spunti investigativi vecchi e nuovissimi con il loro carico di veleni, suggestioni e sospetti che negli ultimi anni hanno reso questa intricatissima vicenda un puzzle impossibile da ricostruire o quasi. L’ultimo duplice delitto della “piazzola degli Scopeti” è sostanzialmente impunito, tanto che i parenti delle vittime cercano ancora oggi una verità giudiziaria che a loro sfugge, in un braccio di ferro con la Procura di Firenze che abbiamo già raccontato.
Con il rigore delle sue precedenti ricostruzioni (le controinchieste su Avetrana e sul caso di Liliana Resinovich) Casazza costruisce un manuale «a metà strada tra l’indagine storica e l’approfondimento investigativo-criminologico» pubblicando in un volume i contenuti delle inchieste l’autore che conduce da diversi anni sui canali della rivista on line FrontedelBlog.it e sul settimanale Cronaca Vera. Nella prima parte vengono ricostruite la logistica e la dinamica degli otto episodi criminali della storia, «cercando di distinguere le certezze dalle imprecisioni, spesso leggendarie, inevitabili in una vicenda così complessa, che per di più affonda in un passato sempre più lontano», ricorda l’autore nella sua introduzione. Nella seconda vengono vagliate tutte le ipotesi, senza bocciarne alcuna ma soppesandone punti fermi e criticità.
«Per esempio la sentenza sui cosiddetti “compagni di merende” Pietro Pacciani, Giancarlo Lotti e Mario Vanni, punto fermo secondo la giustizia, fornisce una spiegazione solo su una parte degli otto duplici delitti e, inoltre, presuppone l’esistenza di mandanti mai individuati. In più confligge con la sentenza che ha di fatto risolto il primo delitto, attribuendolo ad una persona che avrebbe ucciso per altri motivi». Già, perché è solo nel 1981 si scoprì che nel delitto del 1974 aveva sparato la stessa pistola, rivelando così che c’era in circolazione un serial killer. «Nel 1982 l’ipotesi si allargò al delitto del 1968, che molti ritengono un depistaggio, perché farebbe credere, falsamente, che l’omicidio di Signa era del Mostro».
Negli ultimi 20 anni ci sono almeno altri due filoni di inchiesta complementari, se non addirittura potenzialmente alternativi: quello sull’ex Legionario Giampiero Vigilanti e quello sui coevi «delitti delle prostitute» fiorentine. C’è una pista (rilanciata anche dal Giornale) che collega il Mostro all’imprendibile killer Usa Zodiac.
Ma c’è anche l’ipotesi del famoso Rosso del Mugello, che sarebbe stato visto in più di una scena del delitto e che potrebbe essere l’autore di alcune lettere agli inquirenti del tempo attribuite al Mostro. «Continuo a sperare, o quantomeno ad auspicare, che in un giorno forse non troppo lontano venga a galla la verità sui delitti del Mostro di Firenze. Se non sul piano giudiziario, almeno su quello storico».