
Campanaccio al collo (del cavallo) contro anello al naso (del turisti vicino di casa, anzi di stalla, dell’equino). La polemica (bestiale) dell’estate pascola tra i campi profumati di erba (“e sterco equino”, aggiungono i vacanzieri) di Selvino, comune della Val Seriana di 2mila abitanti (“che ad agosto salgono a 20 mila”, dice con orgoglio il sindaco che però, sotto sotto, di quest’assalto farebbe volentieri a meno). Il merito del “caso” scovato dal “Giorno” e prontamente rilanciato dai media alternandolo ai servizi sul “caldo record” e sull’ “importanza di bere quando c’è la canicola” e sui consigli di “indossare abiti leggeri quando la temperatura supera i 40 gradi”.
Alcuni le chiamano: “Informazioni di servizio”, altri più prosaicamente “informazioni superflue”. Ma col sole che spacca le pietre vale tutto e ancor di più con i turisti che spaccano i maroni per il dlen dlen del campanaccio del cavallo “molesto” o per il din don della campana parrocchiale (che “rompe ogni quarto d’ora”) Vuoi mettere con i suoni soavi di città tra cantieri, traffico e improperi vari? Il sottofondo agreste non va d’accordo con la melodia metropolitana. E allora? A ognuno il proprio concerto naturale, senza interferenze ferragostane e, soprattutto, senza lagnarsi: i campagnoli restino nei loro recenti e i cittadini continuino nella loro giungla di cemento a godersi i clacson. Che poi, a pensarci bene, non sono altro che campanacci su quattro ruote.
Con una coda di smog puzzolente. Ma un po’ meno della pupù di cavallo. Intanto, dopo le proteste in comune, la palla passa al primo cittadino. Sperando che palla, rimbalzando, non faccia troppo rumore. Nel caso è già pronto un nuovo esposto.