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Chico Forti: "Ho imparato a sopravvivere nei 2 metri quadri di un monolocale sbarrato"

In esclusiva Chico Forti al "Giornale" racconta i suoi 24 anni di carcere negli Stati Uniti

Chico Forti: "Ho imparato a sopravvivere nei 2 metri quadri di un monolocale sbarrato"

24 anni, quasi un quarto di secolo, incarcerato. Cosa ho perso, quanto ho sofferto. E noto l'aria che mi circonda. Ma quanto ho acquisito, quanto ho appreso, sono in pochi a saperlo. Per questo, invece di lamentarmi, ho deciso di farvi partecipi degli spirali di luce, a volte arcobaleni, che sono riuscito a trovare anche nella pressoché totale oscurità. Da bambino mi capitava di avere un sogno, che io definisco curioso più che macabro: presente al mio stesso funerale, verificavo tra le persone che consideravo amici coloro che presenziavano e che veramente mi volevano bene fino all'ultimo respiro. Non ho mai cercato di analizzarne origine o motivazione. Era un sogno, che accettavo da spettatore, senza tristezza o rammarico, tanto meno delusione, solo semplice genuina curiosità. Col senno di poi, lo si potrebbe considerare un segno premonitore di quanto mi è capitato. Totalmente inaspettato, completamente impreparato.

La mia sentenza corrisponde alla morte civica. Non auguro questo test al mio peggior nemico, però mi è capitato dopo aver perso tutto: beni materiali, potere di influenza. Coloro che mi sono rimasti vicini non hanno bisogno di fingere, mi vogliono bene per ciò che sono, non per ciò che possiedo. Sono rimasto sinceramente sorpreso da quanti siete, dalle migliaia di dimostrazioni d'affetto e solidarietà esternatemi. Credevo nella fedeltà degli amici storici, ma ero ignaro della quantità e qualità d'amore riversatomi da ogni generazione, ogni aspetto economico, ogni ideologia, ogni stato sociale. D'effetto e positivamente devastante, ogni volta che ci penso mi batte forte il cuore.

Capisco queste manifestazioni d'affetto nei confronti di Andrea Bocelli, un artista come pochi al mondo, ancor più capace come uomo, dotato di carisma magnetico. Estrapolare il carattere di valori di un uomo, basandosi quasi interamente sulle informazioni ricavate dai media, non è impresa facile. Specialmente se l'uomo in considerazione non è attivamente un artista, un vip, una star dello sport o dello spettacolo, un motivational speaker o di un leader politico, ma sono io. Io sono Chico Forti.

Ho vissuto la mia vita precedente, quella da uomo libero, al massimo delle direttive di Goethe. Come Chico di prima, atleta praticante di sport meno diffusi, a livello nazionale ero molto probabilmente più conosciuto per la mia vittoria a TeleMike che per le mie imprese spericolate agli antipodi del pianeta. Ora, da quanto riportato nei sondaggi, il 97% della popolazione italiana conosce il mio nome. Mi è stato consegnato il premio Atreju come uomo dell'anno, un premio che sommerge il recipiente d'orgoglio. Una mia poesia, “Come gocce di rugiada” ha vinto il rinomato concorso internazionale Vitruvio. Un mio cortometraggio, “Chico, la voce della neve” ha colmato le sale di visione al più famoso festival dedicato al film della montagna a Trento, la mia città natale. A Mondello, il pluridecorato club Valvaria, mi ha dedicato con presenza fosterizzata il mondiale windsurfer. L’Alto Garda mi ha dedicato la Foling Week internazionale, Ruggero Tita la sua medaglia d'oro Olimpica a Tokyo, Tommaso la sua mitica vittoria nel mondiale sub nelle acque hawaiane.

Vari affermati cantautori mi hanno dedicato decine di canzoni. Il Pirellone si è acceso col mio nome, la fontana di Siena si è illuminata per me. Sommozzatori hanno immerso i miei baneri in più località marittime nazionali, paracadutisti e parapendisti li hanno aperti in volo, aerei li hanno trascinati in cielo dal nord al Sud Italia. A Bologna centinaia di tassisti mi hanno dedicato ore nelle strade cittadine, semifondendo il clacson delle loro autovetture. Gli stadi di calcio nazionali, indipendentemente dalla squadra, mi hanno dedicato mega striscioni degni di Maradona. Migliaia di cartelloni col mio nome impresso hanno tappezzato l'Italia, oltre migliaia di negozi, attività, furgoni trasporto, sale cinematografiche, stazioni ferroviarie, fermate tranviarie, spiagge e concessioni.

Mia figlia Jenna Bleu è stata selezionata tra 1000 aspiranti come controfigura della protagonista nelle scene di surf nel blockbuster “Soul Surfer”. Mio figlio Francesco Luce ha soccorso l'equipaggio di un catamarano scoppiato nell'oceano, facendosi sollevare, ultimo recuperato, dall'elicottero della Guardia Costiera americana alle Hawaii. Mia figlia Savannah Sky ha viaggiato con Disney dal Giappone alla California come una delle migliori danzatrici di hula, la danza tahitiana predominante nel Pacifico. I miei compagni di scuola non mi hanno mai abbandonato. Mia madre Maria, totalmente autosufficiente a 95 anni, è divenuta la "Roccia d'Italia". Mio zio Gianni, per un anno instancabilmente la mia causa, si è conquistato meritatamente il titolo di "Zio d'Italia". I miei compagni d'infanzia hanno immediatamente creato un comitato per aiutarmi nelle mie necessità.

Ho imparato ad adattarmi, piegandomi a volte, senza mai spezzarmi. Ho appreso il significato di parole a me semisconosciute, come pazienza e tolleranza. Ho trovato il tempo per fare una mappa accurata dell'interno di me stesso. Ho appreso quanto coltivare l'odio promuova la lungimiranza di Confucio. Ho rinnovato Il mio rispetto per la gratitudine. Ho imparato a sopravvivere con il minimo e meno indispensabile, in un monolocale sbarrato e la superficie inferiore a 2 metri quadri. Non ho speso una lacrima per i beni materiali persi. Non ho smesso di farle cadere al pensiero delle persone care che soffrono con me e per me. Ho riscoperto il piacere di insegnare. E quanto il sorriso sia più potente del pugno.

Sono riuscito a far prevalere la mente sulla carne ed il cuore sulla mente. Fisicamente mi sento in forma come il giorno del mio arresto, con qualche addominale in più. Tra le centinaia di vip, in questi ultimi due anni, sono stato adottato dalla famiglia Bocelli. Con visite settimanali allo zoo di Mazzoli, dove il cielo ha lasciato aperta la gabbia delle Iene con Gaston domatore: non hanno più mollato la presa.

Ora chiudo gli occhi, non per dormire, che occupa meno di una mia ora di aria, ma per riflettere su quanto intensamente stia vivendo libero nella mente e nel cuore, pur privato della mia libertà fisica. Sono orgoglioso di come insieme ed uniti ci siamo mantenuti per tanti anni sempre a testa alta, è vero? Mi è caduto il mondo sulle spalle, ma pensavo fosse più pesante.

Per questo, anticonformista, onoro questo ventiquattresimo anniversario.

Grazie Italia.

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