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"Ci vogliono tenere lontani". Dalla Ong ad Ancona ancora lamentele

Ancora una volta le Ong leggono il diritto internazionale a loro piacimento e nonostante lo sbarco dei migranti ad Ancona continuano a protestare: "Potevano trasferirli coi pullman..."

"Ci vogliono tenere lontani". Dalla Ong ad Ancona ancora lamentele

Sono sbarcati tutti ad Ancona i 73 migranti a bordo della Geo Barents che questa mattina ha raggiunto il porto marchigiano. Tante le lamentele per l'assegnazione di una banchina nel capoluogo affacciato sull'Adriatico, mentre la Ong avrebbe preferito sbarcare altrove, in una delle regioni del sud. Lo hanno detto chiaramente, permettendosi anche di indicare al governo in che modo debba gestire lo sbarco dei migranti irregolari all'interno dei confini nazionali. "I migranti potevano sbarcare là ed essere trasferiti coi pullman in poche ore, senza fargli attraversare tutta l'Italia verso il Nord, con cinque giorni di navigazione", ha detto Juan Matias Gil, capo missione di Medici Senza Frontiere, una volta arrivato ad Ancona.

Ancora una volta, le Ong hanno la pretesa di dire al governo italiano come deve agire, nonostante il Paese sia uno stato sovrano con leggi e regole alle quali tutti (anche loro) devono sottostare. E il decreto Piantedosi serve proprio a questo, a rimettere all'interno dei paletti della giurisdizione, anche internazionale, l'operato della flotta civile, alla quale non dovrebbe più essere permesso di agire al di sopra di qualunque ordinamento. Ma le Ong vogliono continuare a operare a loro totale discrezione e così si lamentano anche del fatto che non sia stato loro concesso di trasbordare i migranti da un vettore all'altro. "Tutto questo è la conferma che ci vogliono tenere più lontano possibile", dice ancora Juan Matias Gil.

Il capomissione di Msf ha aggiunto che quella del governo è una strategia che "va contro il diritto internazionale che dice che le persone vanno sbarcate nel più breve tempo possibile e nel porto più vicino, e questo non è un giudizio nostro". Ma questa ennesima ricostruzione ad hoc del diritto internazionale da parte di una Ong è stata smontata solo pochi giorni fa da un esperto marittimista, Giuseppe Loffreda: "Anche in base alla risoluzione Imo 167/2004, indirettamente richiamata anche nel nuovo dl flussi, la nave Ong che non dirige verso il porto più vicino alle operazioni di soccorso dei migranti, svoltesi in zona Sar (Search and rescue) libica, quindi che non dirige verso Tunisia o Malta, è ormai scollegata dalla zona Sar e accetta di essere lei stessa un 'Place of safety' (Pos)".

Ma per le Ong l'unico porto sicuro del Mediterraneo sembra essere sempre e solo l'Italia, nonostante abbiano superato sia Malta che la Tunisia durante la navigazione, oltre che l'Albania, il Montenegro e la Croazia mentre si dirigevano verso Ancona. E come spiega Loffreda, rifiutandosi di dirigersi verso Malta e verso la Tunisia, "se pretende di procedere verso il nostro Paese, è pertanto legittimo che l'Italia gli assegni un porto sicuro qualunque che potrebbe essere addirittura anche Genova". Ma ovviamente le Ong continueranno a portare avanti la propaganda immigrazionista sospinta dalle forze di opposizione del nostro Paese, ignorando quello che realmente dicono le norme internazionali.

"Quattro giorni di navigazione in più sono stati una sofferenza inutile per persone che già molto provate", ha dichiarato Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi Msf. Ma davanti a questa rimostranza si fa ancora più granitica la convinzione che debbano essere portate nei porti più vicini, ossia quelli tunisini o, al limite, maltesi.

Ma per le Ong, come al solito, non esistono porti sicuri vicini ma solo porti in Italia.

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