
La nave Sea-Eye 5, della Ong tedesca Sea-Eye, è stata sottoposta a fermo amministrativo anche perché, tra gli altri motivi, il capitano non avrebbe comunicato in modo adeguato con il centro di coordinamento di Roma. Subito dopo lo sbarco dei 65 migranti recuperati al largo da un gommone, la nave voleva lasciare Pozzallo ma la Guardia costiera ne ha impedito a ripartenza. L'annuncio è stato dato dalla Ong, che ha anche accusato l'Italia di aver fatto un atto politico con il blocco della nave.
"Il sequestro è un atto politico e un grave attacco ai salvataggi in mare. Alla base c'è una precisa strategia: chi chiede di portare in salvo vite deve attenersi a regole incompatibili con gli standard di sicurezza e chi si rifiuta di adottarle è punito", è l'attacco di Gordon Isler, presidente di Sea Eye. Parole che suonano come un refrain costante in questo periodo dell'anno, quando le Ong tedesche entrano a pieno servizio lungo le rotte del Mediterraneo Centrale, dimenticandosi però che esiste una rotta ben più mortale, quella che dall'Africa conduce alle isole Canarie, che viene pressoché ignorata. Il dubbio che si tratti di una volontà politica esiste, considerando che la Spagna è l'ultimo baluardo socialista in Europa. Ma la ragione è forse na cercare nella stringente legislazione, visto e considerato che, per esempio, nel 2019 per la nave spagnola Open Arms era stata paventata una multa per aver effettuato operazioni di ricerca e salvataggio (SAR) in acque non autorizzate o senza il coordinamento delle autorità competenti, contravvenendo così ai termini del permesso di navigazione.
"Il capitano ha sostenuto che tutte le persone a bordo avevano bisogno di protezione", ha detto ancora la Ong, che si difende dall'accusa di non aver chiesto tempestivamente il porto, sostenendo che "la nave era stata in contatto attivo con diversi centri di coordinamento dei soccorsi, compresi quelli di Brema e Roma, fin dall'inizio dell'operazione. Tutte le comunicazioni sono state documentate per iscritto". Inoltre, a differenza di quanto prescritto dalla legge, la Sea Eye 5 non avrebbe proseguito "senza indugio" verso il Pos, aspettando oltre sei ore al largo della costa di Pozzallo.
Secondo l'ong, tuttavia, "Pozzallo era stato ufficialmente designato come Pos" e il ritardo è dovuto "all'annullamento dello sbarco previsto da parte dell'Mrcc di Roma". Dal punto di vista della Ong, le accuse sono "messe su per criminalizzare le operazioni di salvataggio".