Cronaca giudiziaria

Francesca Fantoni violentata e uccisa. Ergastolo definitivo per Pavarini

La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza di secondo grado emessa lo scorso giugno dalla Corte d'assise d'appello di Brescia

I giudici hanno rigettato il ricorso presentato dai legali di Andrea Pavarini, il 33enne bresciano che nel gennaio 2020 violentò e uccise prendendola a calci pugni Francesca Fantoni, 35 anni
I giudici hanno rigettato il ricorso presentato dai legali di Andrea Pavarini, il 33enne bresciano che nel gennaio 2020 violentò e uccise prendendola a calci pugni Francesca Fantoni, 35 anni

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La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza di secondo grado emessa lo scorso giugno dalla Corte d'assise d'appello di Brescia chiudendo definitivamente il caso. I giudici hanno infatti rigettato il ricorso presentato dai legali di Andrea Pavarini, il 33enne bresciano che nel gennaio 2020 violentò e uccise prendendola a calci pugni Francesca Fantoni, 35 anni affetta da un ritardo cognitivo. L’uomo, dopo l’abuso e la violenza, abbandonò il corpo della vittima tra le siepi del parco pubblico di Bedizzole (Brescia) dove venne ritrovata due giorni dopo la denuncia di scomparsa presentata dalla famiglia della donna.

Massacrata per essersi opposta al rapporto sessuale

Secondo quanto emerso nei vari giudizi Francesca venne massacrata di botte, violenta e uccisa per aver rifiutato un rapporto sessuale. Pavarini tanto in primo grado quanto nel processo d’appello è stato ritenuto capace di intendere e volere. Anche dopo un avvertimento disposto dai giudici di secondo grado. I giudici del secondo grado avevano scritto come si dovevano condividere, anche alla stregua dell'approfondimento istruttorio esperito nella presente sede, le conclusioni cui è pervenuta la sentenza di primo grado laddove ha escluso che Pavarini, al momento del fatto, si trovasse, a cagione di un'infermità psichica, in condizioni talida scemare grandemente la sua capacità di volere.

Non può infatti trascurarsi che Pavarini, nonostante l'indubbio deficit mentale di cui è portatore, che comunque non gli è valso li riconoscimento di alcuna invalidità civile, è persona dimostratasi in grado di svolgere una vita contrassegnata da una certa normalità familiare e anche lavorativa sia pure confinata, quest'ultima, a livelli non particolarmente professionalizzati. I suoi limiti cognitivi, come riconosce la stessa difesa, non sono tali da diminuirne la capacità di intendere ovvero, per quel che qui interessa, di discernere ciò che è bene da ciò che è male sia pure in ambiti che non richiedono particolari capacità intellettive.

L'uomo capace di intendere e volere

Come dire che per i giudici, compresi quelli della Cassazione, la valutazione complessiva degli elementi raccolti non lascia davvero alcuna possibilità di prospettare uno scenario diverso da quello delineato dai giudici di primo grado dimostrando gli stessi nel modo più certo che Francesca Fantoni subì un'aggressione sessuale che fu portata avanti da Pavarini con ogni violenta determinazione e contro la volontà della vittima.

«Certamente sono rimaste sconosciute le ragioni che indussero la povera Francesca ad allontanarsi con Pavarini alla volta di quel luogo buio e isolato e ad ivi appartarsi» ha scritto la Corte chiudendo il caso e rendendo l’ergastolo definitivo.

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