La giudice anti Cav adesso firma le sentenze pro accoglienza

Scagionò Il Fatto quando insultò Berlusconi. Oggi prende le parti degli immigrati sentenziando contro il Viminale

La giudice anti Cav adesso firma le sentenze pro accoglienza
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Visti eccezionali, una marea di cause contro il Viminale, risarcimenti che l’Italia deve pagare nei confronti dei clandestini, migranti in Italia per visite mediche a spese della nostra sanità. Sono solo alcuni degli argomenti delle numerose sentenze del giudice pro-immigrazione, Damiana Colla, che nell’ultimo anno - ma soprattutto negli ultimi mesi - si è battuta come paladina degli invisibili scaricando tutte le responsabilità sulle nostre istituzioni. Come abbiamo già documentato, è lei l’artefice del maxi risarcimento che l’Italia deve pagare a un migrante della rotta balcanica. Ed è sempre lei la protagonista della sentenza che ha concesso il visto eccezionale per un afghano e tutta la sua famiglia. Ma c'è di più. Ha anche fatto vincere la causa ad una migrante che aveva diffidato la questura di Roma a causa delle file fuori dall’edificio per la richiesta di protezione internazionale. In pratica la Colla ha ordinato alla questura preposta di accogliere la domanda entro sei giorni, in quanto le lunghe attese minano un diritto fondamentale della migrante, messa in pericolo a causa dell’attesa. Così è riassunto nella sentenza di cui IlGiornale.it è entrato in possesso.

Ma chi è Damiana Colla? Giudice della sezione civile del Tribunale di Roma, non si dimostra benevola solo nei confronti degli immigrati ma anche della stampa di sinistra. È lei l'artefice di alcune sentenze a favore di Repubblica e del Fatto Quotidiano finite in passato al centro del dibattito pubblico. Quella che aveva tirato in ballo il gruppo Gedi era legata ad un articolo su Vincenzo De Bustis Figarola, ex direttore generale della Banca Popolare di Bari che aveva richiesto un risarcimento di 50mila euro a causa del pezzo "basato su notizie false volte alla rappresentazione di un’immagine distorta del suo operato professionale". Richiesta rigettata e e banchiere condannato a pagare i danni a Repubblica. Più eclatante, però, il processe che vede protagonista il giornale diretto da Marco Travaglio. Silvio Berlusconi aveva impugnato una causa contro Il Fatto Quotidiano per due articoli ritenuti diffamatori nei suoi confronti. I pezzi avevano indubbiamente un tono aggressivo e offensivo ma non per il giudice.

Nella sentenza, in mano a IlGiornale.it, le Colla scrive nero su bianco le frasi incriminate nei confronti di Silvio Berlusconi:"delinquente"; "concettualmente un terrorista che dovrebbe, come coerentemente fecero ai loro tempi i brigatisti, darsi alla clandestinità"; "Berlusconi è solo un malavitoso"; "ha gettato una minorenne nelle braccia di una puttana". Frasi ingiuriose alle orecchie di qualunque lettore. Tranne che per il giudice Colla. Che però ammertte: "Procedimenti penali nei quali l’attore (Berlusconi ndr) era rimasto coinvolto, sia pur non conclusisi con condanne definitive a suo carico". Un bagliore di garantismo, sembrerebbe, che però viene stralciato dalla Colla stessa quando scrive di non ritenere che "tali espressioni abbiano travalicato il suddetto limite della correttezza espositiva". Motivo per cui Berlusconi si trovò non solo a perdere la causa ma a dover pagare il risarcimento di 10mila euro al Fatto Quotidiano.

Insomma, dare del malavitoso e criminale al Cavaliere è, a detta della Colla, critica politica. Invece far attendere il proprio turno a un migrante fuori dalla questura è un reato da condannare.

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