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"Io, massacrato 3 anni fa dal killer di Prati. Era fuori controllo"

Un uomo di 45 anni ha raccontato di essere stato massacrato di botte dal killer delle prostitute di Prati. L’uomo gli aveva distaccato la cornea con dei pugni

"Io, massacrato 3 anni fa dal killer di Prati. Era fuori controllo"

Un uomo di 45 anni ha raccontato di essere stato massacrato di botte da Giandavide De Pau, il 51enne arrestato perché accusato di triplice omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi nei confronti delle prostitute di Prati. Come riportato da il Messaggero, Matteo, nome di fantasia, ha raccontato che all’epoca dei fatti, tre anni fa, i medici gli diagnosticarono il distacco della cornea. Era la sera di un sabato di maggio del 2019 quando Matteo si imbatté in colui che era l'autista di fiducia del boss Michele Senese, detto O’ pazz. Il 45enne si ritrovò De Pau davanti alla porta del locale, dopo l’orario di chiusura, che bussava. A suo dire aveva lo sguardo perso e non era in sé.

Cosa successe quella notte

Poco prima una donna, la figlia del boss Salvatore Nicitra, si era rivolta allo stesso locale per chiedere aiuto perché era stata appena importunata da qualcuno. Secondo quanto emerso, a importunarla sarebbe stato proprio De Pau che quella sera l’aveva incontrata usando come scusa di essere in grado di dirle chi aveva rapito il suo fratellino più piccolo il 21 giugno del 1993. Il bambino aveva 11 anni e non venne più ritrovato. “Arrivò questa ragazza che chiedeva aiuto, la lasciammo entrare anche se ormai avevamo chiuso, dopo un po’ se ne andò ma arrivò quest'uomo. Bussò e io aprii di nuovo la porta restando sull'uscio, pioveva a dirotto, mi disse ti do 20 euro se mi dai una Coca-cola, gli spiegai che eravamo chiusi ma lui continuò”, ha ricordato Matteo che continuò il racconto dicendo che lo sconosciuto era poi passato alle minacce: “Lo sai quanto ci metto a trovare uno che per 20 euro ti dà fuoco al locale?”.

Quando il 45enne provò a chiudere la porta De Pau gli promise che sarebbe tornato a casa a prendere la pistola e che poi lo avrebbe ammazzato. Poco dopo “mi sferrò due pugni in pieno volto. Non vedevo più niente”. Un collega di Matteo lo afferrò per la felpa e riuscì a chiudere la porta. De Pau non fece ritorno subito a casa ma per un po’ girò nei paraggi a bordo della sua auto. I due segnarono la targa e chiamarono i carabinieri. Invece dei militari arrivò il personale dalla Questura, che aveva inquadrato il soggetto, ben conosciuto alle forze dell’ordine, grazie al numero di targa. Già negli anni novanta, quando aveva 25 anni, De Pau era finito agli arresti domiciliari per droga, da dove tutto cominciò.

Gli altri arresti

Dalla droga passò poi alle armi e alle violenze, anche su donne che non denunciarono mai per paura. Tra loro anche una italiana che venne sequestrata, picchiata e rapinata. Legato al boss Michele Senese, al criminale Massimo Carminati e anche a Fabrizio Piscitelli, ‘Diabolik’. La sorella ha detto ai carabinieri che “lui diventa matto quando fa uso di sostanze”. E proprio per quello ha commesso spesso errori. “I guai per lui sono arrivati con la droga a vent'anni per colpa di una donna”, ha raccontato la madre. A suo carico anche una violenza sessuale nei confronti di una donna che, dopo essere stata stuprata, era stata picchiata con il calcio di una Beretta 32 e minacciata con un coltello da cucina. Arrestato, era stato mandato in un manicomio giudiziario dal quale uscì in libertà vigilata nel 2008, dopo licenze e permessi vari.

Nel 2009 venne arrestato ancora in flagranza durante un controllo. Venne trovato con sette grammi di coca e riportato in un manicomio giudiziario. Poi ancora episodi di droga. Nel novembre 2014, durante un controllo, De Pau venne fermato in via di Torrevecchia, mentre si trovava a bordo di una Citroen. In auto aveva una pistola calibro 7.65 di fabbricazione ex jugoslava con la matricola abrasa. L’uomo era ferito a una mano, la sinistra. Raccontò di essersi ferito perché vittima di una rapina, invece si era sparato da solo in casa, mentre stava maneggiando l’arma.

Non scontò quasi niente per quell'aggressione

Matteo ha continuato raccontando che trascorse la notte a verbalizzare la denuncia, “dopo l'aggressione la polizia lo trovò a casa ma lui non aprì, sfondarono la porta e dentro trovarono una cubana, denaro, cocaina ed armi. Quando capii che era davvero un tipo pericoloso non ritirai la denuncia, non gli andai a chiedere i danni ma ecco, non mi importava, sapevo che lo avevano preso e questo mi rincuorava, soltanto che poi è uscito e quanto accaduto a Prati, a quelle povere donne, è stata a mio avviso una tragedia annunciata".

Matteo ha affermato che non dimenticherà mai quella notte, non per la violenza, ma per lo sguardo che quell'uomo aveva, "il volto tirato, gli occhi che quasi uscivano dalle orbite era fuori di sé totalmente e la cosa più assurda, a cui adesso penso, è che all'epoca, quando gli agenti di polizia lo fermarono per la mia aggressione, disse esattamente quanto proferito ora per le prostitute: non ricordava nulla. Eppure da allora ha scontato poco e niente, è tornato a frequentare i locali, è accusato di aver ammazzato in un solo giorno tre donne. Uno così esce dal carcere e non trova riscatto perché non lo cerca. Uno come De Pau dimostra tutte le incongruenze del nostro Paese”. Dopo circa una settimana dall’aggressione entrò nel locale la sorella di De Pau che si scusò con l’uomo per quello che gli aveva fatto il fratello. In macchina c’era anche la madre. Si tratta della stessa donna che lo scorso 18 novembre ha composto il numero dei carabinieri per denunciare il fratello per l’omicidio delle prostitute di Prati.

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