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L'intelligence, la gita in barca, gli oligarchi russi: i dubbi sul naufragio al lago Maggiore

Monitoraggio degli oligarchi, controspionaggio industriale o scambio sull'Iran? Ecco le ipotesi sulla "crociera dell'intelligence" del Lago Maggiore finita in tragedia domenica scorsa

L'intelligence, la gita in barca, gli oligarchi russi: i dubbi sul naufragio del Lago Maggiore

Il naufragio del Lago Maggiore di domenica 28 maggio si è tinto di "giallo" dopo che è emersa la presenza di un ampio numero di funzionari dell'intelligence italiana e israeliana sulla "Gooduria", l'imbarcazione naufragata nel tragico incidente dovuto ad avverse condizioni meteo in cui sono morte quattro persone. Tra cui due funzionari del Sistema informativo per la sicurezza della Repubblica che coordina l'intelligence italiana, un ex membro dei servizi segreti di Israele e una cittadina russa, compagna dello skipper dell'imbarcazione.

Scenari d'intelligence

E proprio lo skipper dell’imbarcazione, Claudio Carminati, al centro delle indagini per possibili omissioni securitarie che hanno portato alla tragedia per la tromba d'aria che ha capovolto l'imbarcazione domenica sera, è risultato essere un uomo su cui le agenzie di sicurezza italiane hanno più volte contato per operazioni logistiche e sostegno.

Le fonti di Piazza Dante emerse sui media hanno portato alla ricostruzione precisa delle agenzie coinvolte: l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) italiana e il Mossad israeliano. Due apparati la cui rilevanza operativa è legata principalmente alle operazioni di teatro all'estero o, nel caso dell'Aise, alle attività di controspionaggio.

C'è stata polemica per la repentina scomparsa degli operativi ricoverati dopo la tragedia dagli ospedali e dalle case di cura, ma ricordiamo che si tratta di una classica operazione dei servizi segreti per evitare che i "metadati" degli agenti, i loro contatti personali, le loro informazioni identificative e sanitarie, potessero essere acquisite da possibili agenti ostili tramite fuga di notizie. E questo si intreccia direttamente alla domanda chiave: cosa facevano gli agenti italiani e israeliani sulle sponde del Lago Maggiore? Proviamo a costruire alcuni scenari.

Il triangolo Italia-Israele-Russia

Il primo scenario è quello che vedrebbe gli agenti italiani e israeliani intenti a "pedinare" sulle sponde del Lago Maggiore, nella zona di Verbania, oligarchi russi e altri personaggi sospetti ritiratisi sulle placide rive del Lago Maggiore, lontani dai riflettori, dopo l'invasione dell'Ucraina. "Negli ultimi tempi sono aumentati gli arrivi di «pesanti» personaggi russi, focalizzati sulla riqualificazione e l’apertura di hotel, per loro ammissione con l’obiettivo dichiarato, sempre che non sia una semplice copertura, di spostare gli investimenti dal lago di Como a qui", nota il Corriere della Sera.

L'ipotesi è sicuramente interessante, specie se si considera che Israele è un altro Paese in cui molti oligarchi hanno basi d'appoggio o seconde cittadinanze (si pensi al caso emblematico di Roman Abramovich). Dopo che l'attenzione si è concentrata a inizio guerra sul sequestro delle ville sul Lago di Como di oligarchi e magnati di vario livello, è possibile che, complici triangolazioni con la Svizzera in società di comodo, molti big della finanza russa riparati in Italia si siano spostati tra Varese e l'Ossola.

Ma anche in questo caso la questione è troppo generica. Perché mai l'Aise e il Mossad avrebbero dovuto mettere in campo un così ampio schieramento di forze? Perché costruire uno scenario tanto complesso, con annessa riunione fuori porto in battello, per uno scambio informativo su oligarchi e imprenditori su cui altre agenzie, dalla Guardia di Finanza in giù, avranno sicuramente indagato con forza? Il nodo Russia può essere anche connesso alla presenza sulla barca di Anna Bozhkova, 50 anni, moglie dello skipper morta nella tragedia, probabilmente in funzione di interprete. Ma il "pedinamento" degli oligarchi non appare una soluzione soddisfacente per giustificare la grandezza della missione.

Il nodo spionaggio industriale

Mossad e Aise potrebbero aver concordato una missione congiunta per ovviare a un altro problema potenzialmente decisivo riguardante la presenza russa in Italia: lo spionaggio industriale. Le aree varesine da cui la "crociera delle spie" è partita e le confinanti regioni del Piemonte sono vicine a una zona chiave per la sicurezza industriale nazionale, in quanto terreno centrale per la produzione aeronautica.

Tra Varese e Sesto Calende, ad esempio, Leonardo ha gli stabilimenti ex AgustaWestland in cui si producono elicotteri fondamentali sia per l'esportazione militare italiana che per l'equipaggiamento di forze alleate in tutto il mondo. Nel 2022 Leonardo ha siglato con Israele programmi di vendita di elicotteri prodotti negli stabilimenti americani ma pensati e progettati nel cuore italiano dell'azienda e nel 2023 ha siglato partnership per la creazione di start-up della Difesa con l'Israel Innovation Autorithy.

Logico pensare che Mossad e Aise abbiano, complementariamente a questi accordi, aumentato l'impegno comune per la difesa delle proprietà intellettuali da qualsiasi minaccia, prima fra tutte quella russa. All'Aise - lo ricordiamo - compete sul suolo nazionale l'attività di controspionaggio a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali italiani. Il Mossad, invece, ha una forte postura militare e una grande attenzione alle catene del valore della Difesa. Un fronte comune di intervento, dunque, potrebbe essere nello scambio informativo su possibili attività ambigue russe, magari connesse anche ai citati movimenti degli oligarchi, tra l'area di Varese e la provincia di Verbania ove si distribuiscono molte aziende della catena del valore, della subfornitura e della produzione di materiali strategici e componenti per la filiera aeronautica e degli elicotteri.

A tal proposito, sarebbe interessante sapere quanti dei funzionari dell'Aise chiamati a partecipare al meeting sul Lago Maggiore fossero, al contempo, militari in passato in servizio e anche le aree di competenza degli stessi per capire quanto l'idea del controspionaggio industriale possa essere valida come tesi.

Iran e antiterrorismo, il terzo scenario sull'incontro d'intelligence

Un terzo scenario lascia invece pensare che il Lago Maggiore sia stato solo il luogo del rendez-vous e che in realtà il tema non riguardasse la Russia in senso stretto, quanto piuttosto una serie di scenari a tutto campo in cui Italia e Israele hanno comuni preoccupazioni securitarie. Pensiamo, ad esempio, all'Iran, Stato nei cui confronti in questa fase storica inaugurata dai governi Draghi e Meloni l'Italia si è schierata in una posizione fortemente critica. Decisamente più dura di quella mostrata in Europa da Paesi come Francia e Germania e allineata alle visioni di Stati Uniti, Regno Unito e della stessa Israele.

Aise e Mossad potrebbero aver operato uno scambio informativo di documenti riguardanti l'Iran o, come ricorda il Corriere della Sera, le attività delle aziende nazionali nella Repubblica Islamica: "gli israeliani avrebbero interessi nel monitorare i contatti tra le ditte italiane e iraniane impegnate a trattare i componenti civili dei droni usati proprio nella guerra" russo-ucraina, acquistati da Mosca. L'Italia può aiutare Israele nella retro-ingegneria dei droni iraniani, mappare i movimenti sospetti di funzionari attorno all'ambasciata di Teheran in Via Nomentana a Roma, mappare l'attività informativa e di influenza di Teheran nel nostro Paese, fornire informazioni utili a coordinare con Tel Aviv il sostegno al principale gruppo di opposizione al governo legittimo dell'Iran, il Mek con base in Albania e forte sostegno da parte di Israele.

La quarta ipotesi: il "buco" securitario

Vi è poi un quarto scenario, che si può sovrapporre a ciascuno dei tre precedenti. E prende le mosse dal fatto che la vera missione non fosse legata alla "crociera" sul Lago Maggiore organizzata a fini di scambio informativo ma fosse precedente quella che si è rivelata un'occasione di diporto finita in tragedia. La missione congiunta potrebbe aver avuto un fronte operativo ben preciso a cui è seguita poi un'occasione di svago (si parla di un pranzo tra agenti) conclusasi con il naufragio.

Ma in quest'ottica sarebbe da sottolineare una tematica fondamentale: la carenza della necessaria tutela securitaria a cui gli agenti coinvolti in operazioni dovrebbero essere sottoposti. La crociera nelle acque agitate del Lago Maggiore potrebbe essere anche stata una tragica scelta compiuta per leggerezza dagli operativi di Aise e Mossad, ma la buona norma della pratica dei servizi insegna che agli agenti è chiesto di non compiere alcuna mossa potenzialmente lesiva della propra incolumità nell'adempimento della sua missione. E anche strategicamente parlando la presenza di una ventina di agenti di due Paesi alleati su una sola imbarcazione la rende un obiettivo sensibile per minacce di ogni tipo, ivi comprese le tragedie dovute al clima mutevole a cui sembra che il naufragio debba iscriversi.

Un dato fondamentale - da non sottovalutare - che rende ancora più complessa la corretta valutazione di uno scenario su cui l'immediata esfiltrazione dei superstiti ha posto un cono d'ombra proprio dei servizi d'intelligence di fronte a scenari di crisi di vario tipo, prevedibili o inattesi che siano, riguardanti i propri agenti in prima persona.

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