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Malato di Sla rimane in ospedale due mesi e l'Inps gli chiede mille euro dell'accompagnamento

Gli hanno chiesto di restituire l'assegno di accompagnamento per il lungo ricovero in ospedale, durante il quale però è stata necessaria l'assistenza della moglie 24 ore su 24

L'Inps chiede a un malato di Sla bresciano di restituire mille euro
L'Inps chiede a un malato di Sla bresciano di restituire mille euro

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Malato di Sla rimane in ospedale due mesi e l'Inps gli chiede mille euro dell'accompagnamento

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Rimane ricoverato in ospedale perché malato di Sla e l’Inps chiede indietro l’assegno di accompagnamento che percepisce la moglie per accudirlo. È successo a Carlo Antonini, bresciano di Sarezzo, affetto da Sla, al quale l'Inps ha chiesto di restituire 1.000 euro di assegno di accompagnamento per i due mesi trascorsi in ospedale nel 2021. La denuncia è avvenuta sul profilo Facebook dell'uomo, che attualmente parla solo attraverso un dispositivo elettronico. Nel post di denuncia chiarisce che gli saranno trattenuti 50 euro al mese dalla pensione, in 24 rate mensili, perché per il periodo che ha trascorso al Niguarda di Milano nel 2021 la moglie, che lo assiste 24 ore 24, non aveva diritto al contributo.

La storia

Prima di tutto voglio precisare che non voglio niente - ha scritto Antonini -, ma voglio spiegare certe situazioni che un disabile deve passare, che si sente sempre parlare che i disabili bisogna aiutarli aumentagli la pensione diminuendo le tasse dagli una vita dignitosa, sono tante belle parole, ma dal dire e il fare c'è in mezzo il mare“. L’Istituto di previdenza ha comunicato nelle scorse ore che l’uomo dovrà restituire 1050 euro con rate da circa 50 euro. “Due anni fa sono andato al NEMO di Milano al Niguarda per fare la Tracheotomia e per qualche imprevisto sono stato due mesi - ha raccontato -: io e Valentina sapevamo che dovevamo fare una carta dal NEMO che diceva che mia moglie doveva stare vicino a me sempre, perché ho bisogno di assistenza h 24 esempio se mi si ferma il muco nella traco nel giro di due minuti muoio, perché se non fai quella carta che il NEMO dice che ho bisogno di una assistenza continua di mia moglie, per il tempo che stai al ospedale non ti danno l'accompagnamento“.

Il provvedimento Inps

Questo è quello che è successo. “È giusto che se uno che prende l'accompagnamento e va in ospedale e il grave lavoro di assistenza della famiglia passa al ospedale va bene per il periodo di degenza non prenda l'accompagnamento - ha precisato l’uomo -.

Ma per un malato come me che ha bisogno di una persona sempre vicino ,fa fare una carta dal ospedale che dice che il malato a bisogno di assistenza h24, e è quello che abbiamo fatto e che abbiamo spedito al INPS, e così non ti toccano l'accompagnamento, ma questa carta vale se massimo stai al ospedale 29 giorni,come che io sono stato al NEMO due mesi per piacere, senza dire che la Valentina ha pagato circa 850€ per il mangiare, e l'ambulanza che non era poco ma questa mi è stata pagata da amici che ringrazio ancora“.

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