Cronaca giudiziaria

"Mi rubarono le mutande", "Lo querelo": scontro tra Vecchioni e il figlio di La Russa

Geronimo La Russa ha replicato all'aneddoto raccontato da Roberto Vecchioni ad Andrea Scanzi: "Nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione"

"Mi rubarono le mutande", "Lo querelo": scontro tra Vecchioni e il figlio di La Russa

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Roberto Vecchioni, al festival La Gaberiana di Firenze, mentre era sul palco con Andrea Scanzi, ha voluto raccontare un aneddoto del passato che ha tra i protagonisti Geronimo La Russa, maggiore dei figli del presidente del Senato Ignazio. Quando reso noto dal cantautore risale a quasi 30 anni: "È passato tanto tempo, la posso raccontare perché ormai è andata in prescrizione". Ma Vecchioni non ha considerato la reazione di La Russa, che oggi è un avvocato, e ha deciso di agire: "Sono allibito per la notizia pubblicata dal Fatto Quotidiano, con richiamo in prima pagina, dal titolo 'Vecchioni ricorda: Geronimo e soci mi rubarono pure le mutande' ripreso poi parzialmente dal sito Dagospia e da altri".

Durante il suo racconto, il cantautore non cita mai il cognome del figlio dell'esponente di Fratelli d'Italia chiamandolo solo per nome: "Mia figlia aveva 14 anni, era il 1997. Per la prima volta volle fare una festicciola in casa insieme a quattro amiche. Lei voleva che noi andassimo fuori, così abbiamo passato la serata a casa di mia mamma. Bene, dopo pochissimo che la festa è iniziata ha cominciato ad arrivare gente". Tra queste persone, "ragazzi di 17, 18, 19 anni", dal racconto di Vecchioni pare ci fosse anche il figlio del presidente del Senato: "Mi hanno rubato tutto. Hanno spaccato un bel po’ di roba. Mi hanno preso davvero di tutto, anche il portasigari, ma sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… Un feticismo assoluto".

Il cantautore milanese in quell'occasione procedette alla denuncia "e un bel po’ di loro vengono beccati. Ora, io non voglio fare il cognome, ma dirò come si chiama il ragazzo, così si capisce chi era il padre: il giovane si chiama Geronimo". Nella versione di Vecchioni, il figlio di La Russa venne "perdonato" dagli inquirenti nonostante, a suo dire, i fatti fossero certi. La storia non è inedita, lo stesso Geronimo La Russa l'aveva raccontata nel 2005: "Arrivai con una ventina di amici. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi talmente male che da allora non li frequentai più". Oggi, il figlio del presidente del Senato attacca: "Vecchioni, che già all'epoca in cui ero minorenne incentrò le sue attenzioni solo sul figlio diciassettenne di un deputato di destra, cioè mio padre, a distanza di 26 anni dovrebbe sapere benissimo che nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione e che non fui affatto 'perdonato' in quanto il perdono giudiziale può essere concesso solo a chi è imputato e colpevole e io non lo sono mai stato".

Il figlio del senatore, quindi, prosegue, ricordando che "altri giovani conoscenti che parteciparono alla festa della figlia di Vecchioni ebbero invece conseguenze giudiziarie ed io ne presi immediatamente le distanze. È incredibile che Vecchioni, intervistato dal noto giornalista del Fatto, Scanzi, provi a gettare immotivatamente e falsamente discredito su me e sulla mia famiglia già oggetto in questi giorni di particolare attenzione mediatica".

Per questa ragione, Geronimo La Russa ha concluso: "Ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinché tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità".

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