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Murgia, Ferragni e Dior: ecco cosa vogliono le élites pro Lgbt

Gli invitati al matrimonio della scrittrice sarda? Il gotha della rivoluzione femminista e Lgbt

Murgia, Ferragni e Dior: ecco cosa vogliono le élites pro Lgbt

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Quello di Michela Murgia è un matrimonio davvero singolare: controvoglia e desacralizzato. E non solo per gli abiti scelti, dei quali poi parleremo. Ma anche perché l'unione di due persone, in qualsiasi tradizione, rappresenta sempre un atto sacro dettato innanzitutto dalla libertà dei singoli, quindi dalla loro volontà, pena la sua nullità. E non bisogna essere cattolici per comprenderlo. Anche gli antrichi romani, per esempio, richiedevano il consenso di marito e moglie, quindi la ferma volontà, affinché si potessero sposare. Il rito prevedeva regole ben precise e si svolgeva di fronte a un aruspice che aveva lo scopo di sacrificare animali e primizie varie affinché le nozze potessero nascere sotto i migliori auspici. "Ubi tu Gaius, ego Gaia", si dicevano gli sposi. Ovunque sarai tu, ovunque sarà il tuo cuore, ci sarò anche io. Il sangue degli animali, terribile a vedersi, rendeva sacro il matrimonio. "Ubi tu Gaius, ego Gaia".

Ora, il giorno delle nozze della Murgia è arrivato e i seguaci hanno potuto vedere i vestiti che Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, ha preparato per la "famiglia queer" della scrittrice (guarda la gallery). Pantaloni e gonne sono intercambiabili. Possono indossarli sia uomini sia donne. Così come sbuffi e camicie. Tutto è bianco. Ma questo colore non indica più il candore dell'anima e la verginità della sposa. È un bianco vuoto, "che de-sacralizza il colore nuziale e ne cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro". E a proposito di gender. La Murgia e la Chiuri hanno voluto trasformare il matrimonio della scrittrice in un atto politico. Del resto, la direttrice creativa di Dior - che in passato aveva realizzato gli abiti di nozze di Chiara Ferragni ("Quello che mi piace di Maria Grazia è che, dalla primissima sfilata di Dior, ha sempre condiviso questo messaggio iper femminista, ha sempre lavorato con artiste donne in ognuno dei suoi show") - ha una visione del mondo che coincide alla perfezione con quella della scrittrice sarda.

Già un paio di anni fa, in una intervista al Corriere della Sera, pur dicendo che essere femminista "significa principalmente accettare le differenze" e, soprattutto, che "uomini e donne non sono uguali", la Chiuri bollava come "patriarcato" tutto ciò che proviene dall'altra metà del cielo. Del resto, sempre secondo la Chiuri, sono pochi a comprendere ciò che sta realmente accadendo attorno a noi: "L’ignoranza è un’abitudine diffusa. Solo un’élite culturale oggi ha questo tipo di conoscenza. Non bisogna rassegnarsi, ma provare dall’interno a fare qualcosa, in tutti gli ambiti: società, politica, moda, giornali. Il master allo Iuav - continua la direttrice creativa di Dior - serve anche a questo". Perché ignoranti sono tutti coloro che si ostinano a dire ciò che c'è di più banale al mondo: che esistono due generi, maschio e femmina. Stop.

Non un matrimonio, dunque. Ma un anti matrimonio. Che esclude l'essenza dell'uomo e della donna. In nome dell'inclusività, ovviamente. E a celebrarlo ci sono i suoi amici. Roberto Saviano, in prima linea. Anche lui in abito bianco e le radical chicchissime Birkenstock. E poi Chiara Tagliaferri che con la Murgia ha pubblicato diversi libri e condivide il podcast Morgana. I temi sono sempre i soliti: femminismo radicale che storpia figure storiche come Santa Caterina da Siena (Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe) e libertà ridotta a quattrini (Morgana. L'uomo ricco sono io). E ancora: Nicola Lagioia. Tutta la cricca, insomma. La "famiglia queer", appunto, che porta avanti il femminismo più spinto. Che non è solo un attacco all'identità maschile e a tutto ciò che di buono porta con sé. Ma anche, e soprattutto, a quella femminile. Che annienta i tratti distintivi delle donne e la loro biologia per renderle così simili ai maschi. Un visione della persona che annienta le differenze e, quindi, le essenze. Un vero peccato.

Tanto per gli uomini quanto per le donne.

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