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Niente estradizione al coindagato Marchesi. "Rischierebbe un trattamento inumano"

La Corte d’appello rigetta l’istanza di trasferimento e il militante torna in libertà

Niente estradizione al coindagato Marchesi. "Rischierebbe un trattamento inumano"

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Niente estradizione al coindagato Marchesi. "Rischierebbe un trattamento inumano"

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Gabriele Marchesi non verrà estradato in Ungheria e torna libero. I destini incrociati del ragazzo 23enne coindagato di Ilaria Salis e della docente 39enne detenuta in Ungheria hanno visto ieri nello stesso giorno due decisioni opposte. Per lei il «no» ai domiciliari e quindi la permanenza in cella, per lui il rifiuto della Corte d’appello di Milano alla richiesta di trasferimento a Budapest avanzata dalla magistratura ungherese dopo il mandato di arresto europeo eseguito lo scorso novembre.

Per Marchesi la Corte ha inoltre deciso la revoca dei domiciliari. E ha sottolineato nelle motivazioni del provvedimento che esiste il «rischio reale di un trattamento inumano e degradante» nelle carceri ungheresi e che «c’è fondatezza di timori di reali rischi di violazione dei diritti fondamentali». Il giovane, assistito dagli avvocati Mauro Straini e Eugenio Losco, subito dopo la lettura della sentenza (irrevocabile) ha detto: «Sono contento». Poi ha abbracciato un amico e stretto la mano al sostituto pg Cuno Tarfusser, che aveva chiesto per lui il rigetto del trasferimento. Nelle circa 15 pagine di motivazioni, lette in aula, si spiega anche che il mandato di arresto europeo a carico di Marchesi non rispettava il «principio di proporzionalità», come aveva sottolineato anche il sostituto pg. Oltre al fatto che la pena per il reato contestato al giovane militante, una aggressione a tre esponenti di estrema destra con lesioni e prognosi di pochi giorni, in Ungheria è tra i «2 e i 24 anni», i giudici Fagnoni-Caramellino-Ravera fanno notare che l’Ungheria aveva escluso per il 23enne, in caso di consegna, una misura alternativa al carcere.

Sono state poi elencate le condizioni delle carceri ungheresi, sulla base di un report del 2018. Non solo il «sovraffollamento», ma anche «cimici» nelle celle e la possibilità solo di una «doccia una sola volta a settimana». Una condizione «degradante» anche dal punto di vista igienico, che metterebbe tra l’altro a rischio le «condizioni psichiche» di Marchesi, indagato «incensurato e di giovane età». Manca poi la «certezza sui colloqui con i familiari», con anche una carcerazione preventiva che potrebbe durare, in base alle leggi ungheresi, «sino a tre anni». L’avvocato Straini dopo l’udienza ha dichiarato: «Non è la prima volta che viene rigettata una richiesta di consegna a un altro Paese dell’Unione europea.

E questo perché è un dovere continuo e inderogabile verificare il rispetto dei diritti fondamentali.

Questa è una garanzia per tutti noi. È una garanzia per il sistema democratico».

Rispondendo alle domande dei cronisti, il legale ha detto: «Voglio escludere che questa decisione possa, in qualsiasi maniera, influenzare il processo a carico di Ilaria Salis».

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