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"Non si imbiancano i sepolcri". Riccardo Muti contro la "cancel culture"

Il maestro Riccardo Muti dirigerà l'opera "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi nella sua versione integrale, senza ometterne una battuta tacciata di razzismo che in altre rappresentazioni è stata censurata. "Dobbiamo correggere il passato, ma non cancellarlo"

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Riccardo Muti dirigerà nei prossimi giorni "Un Ballo in maschera" di Giuseppe Verdi, al Teatro Regio di Torino, senza apportare al libretto modifiche indotte alla "cancel culture". Lo ha fatto sapere nelle scorse ore lo stesso direttore d'orchestra, spiegando come il revisionismo ispirato dal politically correct non possa attuarsi nella lirica per quanto concerne opere scritte oltre due secoli fa, in un mondo completamente diverso da quello attuale. "Non cambio i testi ai libretti d'opera - le parole del maestro originario di Napoli, riportate dall'Ansa - non dobbiamo ipocritamente imbiancare i sepolcri, non è cambiando la Storia che si aiutano i giovani". Il riferimento va in particolare ad una battuta contenuta nell'opera, che già nel recente passato aveva fatto discutere: "S'appella Ulrica dell'immondo sangue dei negri".

Una frase che nel corso di altre rappresentazioni dell'opera era stata censurata: nel maggio del 2022 ad esempio, alla Scala fu sostituita dalla battuta "Ulrica, del demonio maga servile". Il nuovo allestimento in questione, firmato dal direttore del Tpe Teatro Astra di Torino Andrea De Rosa, andrà in scena nel capoluogo del Piemonte per sei recite, dal prossimo 21 febbraio al 3 marzo successivo. Ed è stato lo stesso Muti, nel corso della presentazione dell'evento, a lasciare intendere di aver deciso di confermare la versione originale composta da Verdi nel lontanto 1858. Nell'occasione ha espresso tutte le sue perplessità sulla cancel culture, che agendo sul passato anzichè educare ad un futuro più inclusivo rischierebbe a suo dire di danneggiare non poco il mondo della lirica (considerando che le principali opere sono state composte secoli fa, in uno scenario completamente differente da quello attuale).

"Io e il regista De Rosa abbiamo deciso di non cambiare neppure una parola, siamo stati fedeli al testo di "Un ballo in maschera" - ha aggiunto a tal proposito - dobbiamo correggere il passato, ma nessuno può cancellarlo anche se crudele o sporco. Dovremmo cancellare la maggior parte dei libretti. Nessuno può andare in un museo e ritoccare un'opera d'arte con cui non è d'accordo". Un allestimento che prevede anche uno spettacolo pensato per gli "under 30", i quali potranno assistere alla rappresentazione in anteprima il prossimo 19 febbraio. "Bisogna evitare gli slogan e cercare il dialogo - ha concluso Muti - soprusi, orrori ne vediamo ogni giorno. Cerchiamo l'armonia, la bellezza in un mondo che sta precipitando.

Dobbiamo portare in scena anche gli errori del passato perché i giovani possano correggerli, evitarli e trovare la direzione giusta".

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