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"Non siamo la questura degli orrori"

Il questore di Verona, Roberto Massucci, dice la sua sullo scandalo che ha investito la questura della città scaligera, dove alcuni poliziotti delle Volanti sono accusati di reati gravi

"Non siamo la questura degli orrori": le parole del questore di Verona Massucci Esclusiva

È notizia ormai nota che lo scorso 6 maggio sono state eseguite 5 custodie cautelari nei confronti di un ispettore e quattro agenti della Polizia di Stato in servizio alla Squadra Volante della Questura di Verona. Pesanti i reati contestati: tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio, il tutto a conclusione di una lunga indagine condotta dalla Squadra Mobile.

IlGiornale.it ha intervistato il questore Roberto Massucci: «Non è affatto vero - ha voluto più volte sottolineare - la questura di Verona non è la questura degli orrori.» È fermo e intransigente, ma allo stesso tempo dispiaciuto. I suoi occhi a tratti arrossiscono quando parla della Polizia di Stato. È disponibile a raccontare apertamente ogni particolare, senza nascondere nulla. Vuole andare fino in fondo. Sa di avere una grande responsabilità: la fiducia piena della magistratura scaligera. E non è un fatto di poco conto. Fiducia che gli è stata riposta fin dal primo giorno in cui si insediato alla guida della questura. Era lo scorso 6 aprile, poco più di un mese prima delle custodie cautelari e dei successivi 17 indagati.

Ambienti del Viminale riferiscono che il suo arrivo a Verona non sia stato casuale. E non è affatto vero che sia stato mandato per "sistemare" la situazione. Al contrario, vuole che tutto sia chiaro e nel modo più assoluto, per restituire ai cittadini la necessaria serenità affinché essi possano sentirsi liberi di entrare in una questura sicura, in cui i diritti devono essere la massima espressione di garanzia per chiunque. «chi ha sbagliato deve pagare, anche con la destituzione, qualora fosse necessario.»

La presenza delle mele marce è endemica in qualsiasi ambito istituzionale. La cosa importante sta negli anticorpi. Certo, l’assenza di referti medici o nessun segno evidente delle violenze (presunte, ovviamente) non giustificherebbe ciò che di fatto emerge dalle intercettazioni e dai filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza. Di norma la violenza verbale, soprattutto usata come metodo da un pubblico ufficiale, ha ripercussioni molto gravi. Anzi. Il più delle volte si tratta di ferite laceranti, inguaribili. A prescindere da chi sia il destinatario.

Insomma, il contraccolpo emotivo, a seguito della conclusione delle indagini e con l’esecuzione delle custodie cautelari, è stato avvertito da tutto personale della questura al punto che dal 9 giugno è operativo uno staff di psicologi, un servizio di professionisti che assisteranno tutte le donne e gli uomini in servizio, che si sentano colpiti, anche indirettamente, dall’inchiesta. Un’impostazione, quella intrapresa dal questore, che permette di recuperare la necessaria serenità, nonostante la catastrofe giudiziaria abbattutasi negli ultimi giorni. E non è una scelta casuale, dal momento che i suicidi nelle forze di polizia sono ormai, purtroppo, all’ordine del giorno.

Pertanto, la scelta di Roberto Massucci di intervenire contemporaneamente su tutti i fronti, non solo quello investigativo per estirpare fino in fondo qualsiasi volontà o altro tentativo da parte di operatori non degni di indossare la divisa, ma anche a tutela di coloro i quali si sentono feriti e traditi dai loro colleghi, comprende un’importante attenzione alla persona, circostanza che fino a qualche anno fa non sarebbe mai stata considerata.

Ovviamente, gli episodi fanno tornare alla mente gli atti criminali compiuti a Bolzaneto durante il G8 di Genova e il timore che possa esserci un effetto domino è più che plausibile. L’unica differenza è che allora nessuno fermò in tempo quegli atti di tortura, reato che non era ancora stato sancito sotto l’aspetto legislativo, ma del tutto evidente. A Verona, invece, alla prima avvisaglia gli inquirenti non si sono fermati. Anzi. In accordo con la magistratura si è scelto di andare fino in fondo per tirare fuori ogni complice o favoreggiatore e smascherare definitivamente l’omertà di chi sapeva e taceva.

Quando iniziò l’indagine furono proprio i poliziotti della Squadra Mobile a sostenere la necessità di andare fino in fondo. Di norma - ci tiene a precisare un funzionario che ha voluto tenere l’anonimato - si tende a circoscrivere il primo episodio, magari facendo desistere gli eventuali altri correi o favoreggiatori. In questo caso, al contrario, fin dall’inizio e proprio in accordo con la Procura della Repubblica, la volontà di arrivare a estirpare alla radice chiunque fosse stato o fosse complice, non è mai stata messa in discussione. E da qui è evidente la totale intesa tra Procura e investigatori. Il che, tradotto, significa che la magistratura veronese ha piena fiducia nell’operato della Questura, soprattutto di Roberto Massucci, che non fa sconti a nessuno e che non si è limitato a inviare una lettera a tutti i poliziotti nella quale invita «a essere sempre attenti ai colleghi in difficolta, soprattutto nel dimostrare con l'impegno quotidiano, la consapevolezza del ruolo e il senso del dovere, il valore non scalfibile dell'essere poliziotti», ma, come già accennato, ha messo al lavoro un pool di professionisti, impegnati a supportare tutto il personale della questura. Fatto mai avvenuto prima in contesti di questo genere.

Tempo permettendo, l'obiettivo è di riuscire a organizzare un incontro con ogni agente per tenere alti i valori del ruolo di chi lavora in Polizia e del senso del dovere. Intanto, proprio il 9 maggio, sono uscite dalla Procura nuove conferme del fatto che sono due le indagini distinte avviate per presunte violenze da parte di agenti in servizio. La prima è scattata a febbraio dello scorso anno, a seguito della denuncia presentata ai Carabinieri da due cittadini nordafricani, che avrebbero subìto maltrattamenti dopo essere stati fermati e portati in Questura da alcuni agenti delle Volanti, che hanno negato ogni addebito. L'altra è quella riferita a sette episodi tra luglio 2022 e marzo di quest'anno che hanno fatto finire ai domiciliari i cinque operatori della volanti, che mercoledì prossimo si presenteranno in Tribunale dal Gip Livia Magri per l'interrogatorio di garanzia.

In tutta questa brutta storia, Massucci ha respinto ogni tentativo di strumentalizzazione, anche sul fronte investigativo. Il fatto che le indagini siano partite dai Carabinieri in parte corrisponde al vero, ma si trattava dell’inizio, della punta di un iceberg.

Tuttavia, va dato atto che il coordinamento che intercorre tra l’Arma e la Polizia sia un fatto importante, da non sottovalutare.

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