“La madrepatria ci sostiene”: il messaggio che allarma Prato dopo l'aggressione contro gli agenti della Digos

Un messaggio su WeChat invita gli imprenditori cinesi di Prato a denunciare gli scioperi contando sul sostegno della madrepatria. Dopo le aggressioni ai sindacalisti, cresce l’allarme per possibili ingerenze cinesi

Un momento dell'aggressione avvenuta ieri a Prato
Un momento dell'aggressione avvenuta ieri a Prato

Un messaggio, lanciato da alcuni imprenditori cinesi, che invita la comunità imprenditoriale orientale di Prato e di tutto il territorio toscano e nazionale a denunciare ogni tentativo di sciopero, potendo contare sul supporto della Cina, facendo fronte comune anche per sollecitare la stessa madrepatria a fare pressioni sulle istituzioni politiche e sindacali italiane per non "disturbare" l'attività produttiva. Questo, stando a quanto riportato dalla stampa toscana, è quanto rimbalzava ieri sull'app di messaggistica WeChat. Un messaggio che ha raggiunto decine e decine di utenti orientali a seguito di quanto avvenuto ieri a Prato, quando un gruppo di cinesi ha aggredito (oltre ad operai e sindacalisti Sud Cobas) anche due agenti della Digos, mandandoli in ospedale. Sulla vicenda, che fin qui ha portato al fermo di tre cittadini cinesi, sta indagando la procura di Prato. A destare l'attenzione del "day after" è tuttavia il messaggio su WeChat, che suona quasi alla stregua di una "chiamata alle armi".

"A tutti gli imprenditori cinesi colpiti a Prato: riconoscete la realtà, unitevi e agite! Connazionali, dobbiamo riconoscere una dura realtà: quest’anno, la lotta politica partitica a Prato è feroce e noi imprenditori cinesi, indipendentemente dalle dimensioni, siamo diventati bersagli e pedine nei loro giochi politici. È proprio per questo che un piccolo sindacato come i Sudd Cobas osa agire in modo così illegale a continuare il suo blocco illegale: perché ha sostenitori potenti e l’indulgenza e lo sfruttamento dei politici - recita una parte dell'appello su WeChat, riportato dal quotidiano Il Tirreno- non dobbiamo disperare. Siamo cinesi e abbiamo la nostra potente madrepatria come sostegno. Il nostro sostegno è il Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze. Dobbiamo abbandonare le illusioni e unirci senza tentennamenti. Non pensate che un avvocato o un individuo possano risolvere privatamente la questione. La storia dimostra che finisce sempre con compromessi. Ora il nostro destino non è determinato dai politici o dai sindacati, ma dalle nostre mani e dalla nostra unità. Ogni denuncia presentata alla polizia è un voto per il nostro diritto alla sopravvivenza. Abbiamo trovato la strada, ora dobbiamo percorrerla insieme”. Il messaggio ha già sollevato polemiche e destato preoccupazione: alcuni esponenti politici hanno letto l'appello come una sorta di pressione pensata per difendere uno Stato dentro lo Stato, richiamandosi alla protezione e intermediazione del Consolato generale di Firenze. Qualcosa che suona in modo sinistro e che rischia di avere ripercussioni anche sul piano diplomatico a livello internazionale.

Francesco Torselli, europarlamentare toscano di Fratelli d'Italia, non ha nascosto le proprie preoccupazioni.“Quanto sta accadendo a Prato rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Un’aggressione agli agenti della Polizia di Stato, ai quali va la mia solidarietà e l’augurio di pronta guarigione, e un documento circolato su WeChat tra imprenditori cinesi, che invita il Consolato della Repubblica Popolare Cinese a combattere le rivendicazioni sindacali, configurano un fatto gravissimo. Non siamo più di fronte a singole irregolarità: qui c’è l’evidente tentativo di trasformare Prato in una zona franca facendo interferire uno Stato straniero nella vita economica, sociale e istituzionale del nostro Paese - ha scritto in una nota - parole come "sconfiggere il blocco", "fare pressione sull’amministrazione", dimostrano che c’è chi si considera al di sopra delle regole italiane. Questi imprenditori si preoccupano dei profitti persi a causa delle rivendicazioni dei lavoratori, ma non mostrano alcun rispetto per la legge italiana, ignorando sistematicamente norme su salari, orari e sicurezza. Chi lavora e fa impresa in Italia deve rispettare le leggi italiane e non sarà certo l’appello al Consolato cinese a spostare questa certezza. Nessuna ingerenza esterna potrà mai essere tollerata”

Preoccupazioni condivise anche dalla Lega. "Dai messaggi scambiati su WeChat emerge un elemento ancora più sconcertante: non compare una sola parola sui problemi reali che da anni affliggono il distretto tessile come illegalità, sfruttamento, capannoni-dormitorio, lavoro nero, condizioni di schiavismo moderno. Nessun richiamo alle inchieste, alle morti sul lavoro, ai turni disumani. L’unica preoccupazione è la difesa degli introiti economici, non il rispetto delle leggi italiane – ha detto Claudiu Stanasel, capogruppo uscente della Lega in consiglio comunale a Prato - questo comportamento rivela un tentativo di proteggere modelli economici opachi, spesso fondati sulla concorrenza sleale, e di attivare pressioni esterne per ostacolare qualsiasi richiesta di legalità.

La conclusione è chiara e inequivocabile: lo Stato intervenga subito, si identifichino i responsabili dell’aggressione, si verifichino le interferenze esterne e si ribadisca un principio fondamentale: a Prato comandano le istituzioni italiane e chi vive qui deve rispettare le nostre leggi, senza eccezioni”.

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