"La nostra uniforme per tutti": la toccante lettera di un Carabiniere

Riceviamo e pubblichiamo una missiva di un militare che preferisce rimanere anonimo arrivata al Giornale

"La nostra uniforme per tutti": la toccante lettera di un Carabiniere
00:00 00:00

Essere Carabiniere oggi significa molto più che indossare un’uniforme. Significa scegliere ogni giorno di stare dalla parte della gente, non per gloria, non per riconoscimenti, ma per una profonda coerenza tra ciò che si è, ciò che si dice e ciò che si fa. La tragica uccisione del Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, questa mattina a Francavilla Fontana (Brindisi), in contrada Rosea, lascia senza fiato. Era in servizio all’alba, nel suo ultimo giorno di lavoro, intervenendo durante un controllo dopo una rapina alla periferia della città. È stato ucciso durante uno scontro a fuoco. Domani sarebbe andato in pensione, dopo quarant’anni di servizio. Questo rende il suo sacrificio ancora più profondo, più ingiusto, più toccante.
Dentro ogni Carabiniere c’è l’amore per la propria Istituzione, per l’Amministrazione che rappresenta. Stare al lavoro anche 12, 13, 14 ore al giorno non è vissuto come un sacrificio, ma come un dovere naturale, una scelta convinta. Anche quando stare lontano dagli affetti più cari pesa, anche quando la famiglia — che ci sta accanto e ci sostiene — avrebbe bisogno di più tempo con noi.

Non si guarda l’orologio, non si chiede quale giorno sia. Si è sempre pronti a rispondere, anche solo a una chiamata di un collega da un altro reparto, da un altro Comando d’Italia. Per offrire un supporto, un consiglio, una parola utile. Il Carabiniere del 2025, anche nel pieno delle rinunce quotidiane, non scambierebbe mai la propria vita con un’altra. Come i Carabinieri di Culqualber, in mezzo alla battaglia, anche quando la lotta è impari, si resta lì. Fermi. Coerenti. Fieri.
L’Arma ha saputo rinnovarsi, alleggerendo i segni della tradizione: le uniformi sono diventate più pratiche, più funzionali al contatto diretto con la gente. Il simbolo ha lasciato spazio alla sostanza. È cambiato il modo, non il fine.
Essere Carabiniere oggi significa essere presenza viva nei quartieri, nelle periferie, nei paesi.

Non è l’eroismo che si cerca, ma la vicinanza. Quella che protegge, ascolta, conforta. E quando un nostro collega cade, come oggi, il dolore non è solo militare. È civile. Sociale. Collettivo. Perché chi indossa questa uniforme non lo fa per sé, ma per tutti.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica