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Nuovi casi di virus Dengue in Italia: ecco come riconoscere i sintomi

Due casi di febbre Dengue sono stati segnalati nei giorni scorsi in Toscana e Liguria: le autorità hanno già provveduto ad attuare il protocollo previsto in questi frangenti. Il virologo Matteo Bassetti rassicura: "Nessun allarmismo". Ecco come prevenirla e riconoscerne i sintomi

Nuovi casi di virus Dengue in Italia: ecco come riconoscerne i sintomi
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Due casi a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, con le procedure di disinfestazione che sono state ad ogni modo avviate tempestivamente in entrambe le occasioni. In Italia sembra essere tornata la febbre Dengue, stando perlomeno alle segnalazioni arrivate nell'ultima settimana dalla Toscana e dalla Liguria. L'ultimo caso in ordine cronologico risale proprio alle scorse ore: è stato segnalato a Genova e ha riguardato una donna appena rientrata da un periodo di vacanza Brasile. Dopo la segnalazione dell'Asl, il sindaco Marco Bucci ha però provveduto a firmare l'ordinanza prevista in questi frangenti: il protocollo prevede l'immediata attivazione della sorveglianza entomologica per individuare l'eventuale presenza di individui adulti della zanzara tigre "Aedes", in modo tale da procedere eventualmente a disinfestare la zona. Stessa azione compiuta in precedenza ad Arezzo, dove la scorsa settimana un'altra persona ha contratto l'infezione. L'intervento di disinfestazione nei pressi dell'area dell'ospedale locale è stato però completato con successo e l'allarme è rientrato.

Febbre di Dengue: di cosa si tratta

La febbre Dengue è una malattia diffusa maggiormente nelle aree tropicali e sub-tropicali, spesso mete di vacanza o di viaggi di lavoro per cittadini italiani ed europei in generale. Nell’emisfero occidentale il vettore principale è la zanzara Aedes aegypti, anche se si sono registrati casi trasmessi da Aedes albopictus. La Dengue è conosciuta da oltre due secoli ed è particolarmente presente in Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico, Secondo quanto riportato sul sito web dell'ISS, l'infezione viene trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno a loro volta punto una persona infetta. Non si ha quindi un contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. L'agente patogeno circola nel sangue della persona infetta per un periodo di tempo che varia dai due ai sette giorni e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.

Sintomi e diagnosi

Normalmente la malattia dà luogo a febbre nell’arco di cinque o sei giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito. Nonchè da irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo tre o quattro giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini. La diagnosi è normalmente effettuata sulla base della sintomatologia, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue.

Prevenzione e cura dell'infezione

Sempre secondo l'ISS, la misura preventiva più efficace contro la Dengue consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettore del virus. Diventano quindi prioritarie pratiche quali l’uso di repellenti, vestiti adeguati e protettivi, zanzariere e tende. Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in quella parte della giornata. Per ridurre il rischio di epidemie di Dengue, il mezzo più efficace è la lotta sistematica e continuativa alla zanzara che funge da vettore della malattia. Ciò significa eliminare tutti i ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate ed effettuare vere e proprie campagne di disinfestazione per ridurre la popolazione di Aedes. Non esiste un trattamento specifico per la Dengue, ma nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. Le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione. In qualche caso, stanchezza e depressione possono permanere anche per alcune settimane

Il virologo Matteo Bassetti: "Non c'è nulla di cui preoccuparsi"

Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, nel peggiore dei può portare al decesso del paziente. Ma si tratta di ipotesi piuttosto remota, in quanto una diagnosi clinica tempestiva e un’attenta gestione clinica da parte di medici e operatori sanitari aumentano in maniera esponenziale le probabilità di sopravvivenza dei pazienti. E un paio di giorni fa anche il virologo Matteo Bassetti, pur invitando alla prudenza, ha comunque rassicurato gli utenti in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. "Nella maggioranza dei casi il quadro clinico non è complicato, anche se in una piccola percentuale dei casi si sviluppa una febbre emorragica pericolosa per la vita, che può evolvere in shock circolatorio e morte - ha premesso - è stato dato molto risalto ai recenti casi, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi trattandosi di una infezione d'importazione.

E non ci sono mai stati casi di trasmissione sul nostro territorio".

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