Nuovi documenti dimostrano che il governo non voleva raccontare la verità sulla pandemia

Così Speranza tentò di insabbiare anche il dossier Oms-Ue sull'Italia "impreparata" al Covid

Nuovi documenti dimostrano che il governo non voleva raccontare la verità sulla pandemia
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Non solo lo scandalo del rapporto OMS pubblicato il 13 maggio 2020 e fatto sparire nel giro di 24 ore. Il Giornale ha avuto accesso in esclusiva ad un altro documento dell'ex Dg della Sanità Ranieri Guerra, la cui divulgazione avrebbe mandato l'allora ministro Roberto Speranza su tutte le furie.

Si tratta della relazione finale della missione congiunta OMS - ECDC (l'agenzia Ue sul controllo delle malattie) iniziata il 26 febbraio 2020 e conclusasi il 4 marzo 2020, un giorno non casuale visto che proprio il 3 marzo 2020, il CTS avrebbe chiesto di chiudere la Val Seriana (che Conte non chiuse mai). È proprio a seguito di questa missione - apprende il Giornale - che Ranieri Guerra verrá chiamato a Roma ad assistere il CTS perché l’OMS pensava che l’Italia non fosse pronta ad affrontare l’epidemia (“We thought we were not ready”).

Appena insediatosi a Roma, il 13 marzo 2020, Ranieri Guerra manda a Benedetta Allegranzi (membro OMS della missione OMS - ECDC) una e-mail visionata da Il Giornale in cui l’ex numero due dell’OMS scrive: “Comunque, la visita EURO/ECDC non è stata commentata in modo molto positivo, ma il motivo era chiaramente dovuto al divieto imposto dalla controparte italiana di divulgare dettagli o anche solo menzionare i documenti e la preparazione in corso”

Il Team di Risposta Rapida OMS - ECDC aveva raccomandato di “mantenere una forte attenzione su misure mirate in tutto il Paese per interrompere la trasmissione e prevenire la diffusione nelle aree che registrano i primi casi e focolai, nonché per rallentare la trasmissione e ridurre l’impatto nelle aree con trasmissione comunitaria”. Ed allo stesso tempo, venivano fortemente raccomandati “l’identificazione e il tracciamento dei casi sospetti e l’isolamento dei pazienti positivi al COVID-19 devono essere una priorità nelle aree che stanno vedendo i loro primi casi e focolai”.

Al contempo, “nelle aree con trasmissione virale più ampia, si raccomanda una combinazione di isolamento e cura dei pazienti, unitamente alla tracciabilità dei contatti ove possibile, all’attivazione dei piani di emergenza ospedaliera e all’attuazione di misure di distanziamento sociale per ridurre la trasmissione e proteggere vite umane”.

Insomma, questo rapporto metteva in profonda crisi la percezione che Speranza voleva dare ai cittadini italiani, ovvero che la situazione fosse sotto controllo (non le era) ma soprattutto metteva a nudo la necessità di intervenire tempestivamente con chiusure mirate laddove venissero identificati dei focolai locali. Cosa che l’Italia non fece mai, preferendo un generalizzato lockdown nazionale senza che i dati lo giustificassero. Quello che la relazione della missione congiunta OMS-ECDC metteva a nudo peró era la totale assenza di “una strategia coordinata a livello nazionale” e l’assenza di “piani tecnici in tutte le aree operative — sorveglianza, gestione clinica, prevenzione e controllo delle infezioni (IPC) e comunicazione del rischio”.

Tanto che, il team di risposta rapida indicava “la standardizzazione della raccolta e dell’analisi dei dati” come “un’area chiave di intervento”. Così come, per una corretta sorveglianza clinica, si rivelava critico avere “la disponibilità di dati dettagliati per caratterizzare questa nuova infezione e per suddividere i pazienti in sottogruppi è stata identificata come un’altra area chiave di intervento”. Erano state indicate come aree chiave d’intervento “il coordinamento e l’organizzazione della comunicazione del rischio a livello centrale, regionale e locale, nonché la personalizzazione dei messaggi per i diversi pubblici in base alla loro percezione del rischio”.

La conclusione? “L’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Europa invierà un consulente senior dell’OMS per lavorare con le autorità centrali a Roma e istituirà un team di emergenza sul campo con sede presso l’ufficio OMS di Venezia, per facilitare il collegamento con le regioni”.
C’era un dossier che raccontava l’Italia com’era davvero, vietato dal governo Conte, per non far sapere agli italiani che eravamo un Paese impreparato, confuso, privo di piani e di coordinamento.

Quel documento — frutto della missione congiunta OMS-ECDC — metteva nero su bianco la realtà: nessuna strategia nazionale, nessuna pianificazione tecnica, e una gestione della crisi affidata più alla speranza che al ministro Speranza.

Alla fine, resta una certezza amara: non eravamo prontissimi. Ma chi doveva dirlo scelse di nasconderlo.

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