
Si trova nel canale di Sicilia, nei pressi dell’isola di Pantelleria, la nave Mediterranea della ong, Mediterranea Saving Humans. A bordo ci sono dieci persone, soccorse nei giorni precedenti. L’imbarcazione chiede di poter sbarcare in un luogo vicino alla sua posizione attuale, ovvero l'isola di Pantelleria in provincia di Trapani, dopo che: "alle 2:35 di stanotte il Ministero dell’Interno ha confermato l’assegnazione del porto di Genova come luogo sicuro di sbarco (pos) per le dieci persone soccorse a bordo della nave Mediterranea in una drammatica operazione di salvataggio nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. Il tentativo di imporre Genova per lo sbarco avviene senza che il Viminale tenga minimamente conto delle difficili condizioni psico-fisiche dei dieci superstiti, come ampiamente attestato negli ultimi due giorni dal report e dalla certificazione individuali prodotti dallo staff medico di bordo (dottoressa Vanessa Guidi e dottor Gabriele Risica)". È quanto si legge in una nota della ong Mediterranea.
La telefonata con Roma
Per questo motivo, il comandante e il capo missione di Mediterranea hanno chiesto al Centro di coordinamento del soccorso marittimo It Mrcc di Roma la riassegnazione del più vicino porto sicuro per lo sbarco. "Le dieci persone, cittadini kurdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni, già duramente provati dalle condizioni di detenzione e da violenze e torture subite durante la permanenza in Libia, sono pesantemente traumatizzate dalle condizioni in cui è avvenuto il loro soccorso - viene evidenziato -, Infatti, imbarcati con la minaccia delle armi, non appena partiti dalle coste libiche, hanno assistito alla sparizione in mare di quattro compagni che viaggiavano con loro e poi, come noto, sono stati violentemente gettati in mare dai miliziani trafficanti che conducevano l’imbarcazione. Solo la prontezza e la competenza del nostro team di soccorso hanno evitato che anche le loro vite si perdessero in mare".
La scelta del Ministero è "inumana"
Quello che è accaduto nella notte tra il 20 e 21 agosto a 30 miglia a nord di Tripoli, nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale, ha visto dieci persone gettate in mare a calci e pugni, di notte, con onde oltre il metro e mezzo. "È inumano e inaccettabile che il Ministero dell’Interno voglia costringere queste dieci persone - afferma Beppe Caccia, capo missione a bordo della nave - a sostenere ancora tre giorni di navigazione (quanti mancherebbero ancora a Mediterranea per raggiungere il lontano porto di Genova), esponendoli a inutili ulteriori sofferenze".
Lo stesso CIRM (Centro per il radio soccorso medico), struttura istituzionale consultata dall’Mrcc di Roma, avrebbe confermato quanto attestato dai medici di bordo: "Queste dieci persone devono sbarcare al più presto nel più vicino porto per ricevere a terra quelle“necessarie cure mediche e psicologiche. Siamo in attesa di una risposta da parte delle Autorità - conclude il capo missione Beppe Caccia - che tenga finalmente conto dello stato di estrema vulnerabilità delle dieci persone soccorse".