La stanza di Feltri

Ormai i progressisti sono in cortocircuito

Più la sinistra si erode, perdendo credibilità e consenso, più viene cavalcato l'allarme fascismo che ci ha annoiati oramai in modo irrimediabile

Ormai i progressisti sono in cortocircuito

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Cortese Direttore Feltri,
dopo aver letto il suo resoconto sulla Prima alla Scala, una domanda mi nasce spontanea: ma piuttosto di un abbastanza scontato «Viva l'Italia antifascista», chiaramente in spregio a Ignazio La Russa e non solo, non sarebbe forse stato più attuale e coraggioso gridare «Viva Israele», in rispetto a Liliana Segre? «Viva» dal verbo vivere, intendo. Come auspicio pro-futuro affinché Israele possa vivere e sopravvivere. Visto che sia la mattanza del 7 ottobre che lo slogan «geoestintivo» del «from the river to the sea» (... sempre che si sappia di quale river e di quale sea si parli!) confermano solo l'odiosa volontà da parte di non pochi dell'esatta e brutale intenzione contraria! Davvero dopo i fascisti da operetta l'Italia democratica ha bisogno degli antifascisti da opera?
Cordiali saluti
Mario Taliani

Caro Mario,
più la sinistra si erode, perdendo credibilità e consenso, più viene cavalcato l'allarme fascismo che ci ha annoiati oramai in modo irrimediabile. Credevo che i progressisti avrebbero abbandonato, avendone testato l'inutilità, avendo verificato più e più volte che paventare il ritorno allo squadrismo in caso di trionfo elettorale della destra non garantisce la vittoria della sinistra bensì la sconfitta, il tanto amato fantasma del fascismo, che tuttavia seguita ad essere sventolato ovunque. Martedì sera su La7 non si faceva che parlare di «governo fascista», non facevano che piovere anacronistiche e infondate, quindi folli, accuse di fascismo su Meloni, Salvini, La Russa. Osservo sconcertato questo show e ne desumo soltanto un elemento che ormai è emerso con prepotenza agli occhi della opinione pubblica: i progressisti sono così deboli, confusi, in crisi, inconsistenti che non hanno altro che il fascismo a cui ricorrere nel tentativo di fare opposizione. Provo persino pena. Quasi non me la sento di infierire. Questa gente è rimasta al secolo scorso, è indietro di oltre 80 anni. Lasciamoli blaterale di fascismo e commiseriamoli.

A me non interessa un fico secco se un tizio a teatro urla «Viva l'Italia antifascista». Se lo ha sentito, ha fatto bene. Come ho già avuto modo di sottolineare, quell'uomo non ha compiuto alcun reato e la Digos, nell'eseguire quel controllo, non ha abusato di alcun potere, limitandosi ad esercitare ruolo, competenze, facoltà, doveri. Credo anche che urlare in un luogo pubblico, a prescindere dalle parole pronunciate, possa costituire un disturbo, dunque possa configurare un reato. Quindi il controllo ci stava, tanto più in quella situazione in cui nel pomeriggio c'erano state tensioni, erano presenti autorità, si contestava la presenza di La Russa accanto a Segre, e non si capisce perché. Il dispiegamento degli agenti è routine in determinate circostanze, allo scopo di garantire la sicurezza di tutti.

Tu sostieni che sarebbe stato più sensato gridare «Viva Israele», più attuale sicuramente, non vi è dubbio. Ma, come sai, la posizione della sinistra su questo tema è alquanto ambigua: essa non sta con Israele, con gli ebrei aggrediti, ma con l'aggressore, scende in piazza accanto a chi tifa per Hamas. E questo è innegabile, è accaduto ripetutamente da quando si è riacceso questo storico conflitto. Insomma, a questi progressisti non va giù che Liliana Segre sia seduta accanto a Ignazio La Russa ma va giù quello che Hamas ha compiuto il 7 ottobre contro il popolo ebreo: sequestri, stupri, decapitazioni, uccisioni di massa, deportazioni.

Non mi stupisco più di questi cortocircuiti dei radical-chic, i quali hanno spesso il cervello in pappa.

Accettiamoli così come sono, stupidità inclusa.

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