
"Israeliani sionisti non sono benvoluti qui". Questo recita un cartello fotografato oggi in un negozio di Milano. Sulla porta dell'esercizio commerciale, una merceria del centro, negli scatti si notano due scritte. In una, più grande, nero in campo bianco, al centro di due razzi stilizzati con le bandiere dello Stato di Israele e della Autorità palestinese, si legge: "Stop war". Più sotto in ebraico, la scritta bianca in campo scuro che ha indignato molti. Tra i primi a parlarne, Roberto Della Rocca, imprenditore: "Io sono israeliano - ha commentato - io sono sionista (movimento di autodeterminazione di un popolo oppresso, discriminato, odiato, deportato, sterminato. Movimento che si rifà, tra l'altro, a quello risorgimentale italiano), quindi non posso entrare? Perché? Cosa ho fatto? Faccio parte di questo governo? No. Ho ucciso bambini? No. Abito in una colonia? No. E allora?".
"Una scritta orripilante, in una vetrina peraltro piena di prodotti che a Gaza non potrebbero vendere, a partire dalle calze arcobaleno - ha dichiarato Manfredi Palmeri, consigliere comunale ex presidente del Consiglio comunale di Milano - Una frase sconcertante che ci riporta a periodi bui della storia, che è fuori dal perimetro della civiltà . Pensate che cosa accadrebbe se ogni esercizio commerciale esponesse simili cartelli a geometria variabile, fermo restando l’evidenza che questo trattamento oggi riguarda la Stella di Davide, perché le fetide pulsioni antisemite trovano più spazio di altre. E per questo vanno combattute con maggiore intensità". "Capita, quando alla faziosità si unisce l’ignoranza" commenta amaro Davide Romano, direttore del Museo della brigata ebraica, secondo il quale "l'informazione sulla guerra a Gaza è troppo faziosa e creerà problemi di razzismo anti-ebraico". "Hanno cominciato nelle università - prosegue - poi nelle librerie, poi negli alberghi, poi nei ristoranti, e ora nelle mercerie. A me pare una sequenza sempre più inquietante".
E in effetti, ormai sono sempre più frequenti i casi di esercizi commerciali che applicano una loro forma di discutibile "boicottaggio" non tanto dei prodotti israeliani, quanto dei cittadini di Israele o addirittura dei "sionisti", categoria con cui purtroppo vengono spesso indicati praticamente tutti gli ebrei che non prendano le distanze da Israele o dal suo governo Intanto, è emerso oggi l'esito di una vicenda di cui si era molto parlato un anno fa. Il Tribunale di Bergamo, infatti, ha condannato a 4.800 euro di multa un albergatore che, sui social, aveva scritto: "Io ho un albergo e nel mio piccolo ho bandito gli ebrei dal venire, bloccandogli le prenotazioni". Lo ha reso noto oggi l'Unione delle associazioni Italia-Israele, che con la presidente Celeste Vichi, aveva presentato una querela.
Dando notizia della condanna per quella vicenda e descrivendo l'iniziativa dell'albergatore, che suscitò un gran numero di reazioni, l'Uaii parla di "dichiarazione discriminatorie contro gli israeliani" e di "parole che riecheggiano i tempi oscuri e che non possono trovare spazio nella nostra società". In rappresentanza dell'Unione ha agito Luigi Florio, europarlamentare e presidente dell’Associazione Italia Israele di Asti, affiliata all'Uaii.
"La decisione di procedere legalmente - commenta Vichi - si è dimostrata giusta e necessaria: un passo importante nella lotta contro ogni forma di antisemitismo. Continuiamo a difendere la dignità e i diritti di tutti, senza eccezioni".