
Milano «Ero seduto in macchina e lui ha parcheggiato senza che me ne accorgessi. Facendo retromarcia poi, ho fatto cadere il suo motorino. Allora gli ho lasciato il mio numero di telefono», racconta con semplicità Zeyad Alì. Si può diventare eroi del giorno semplicemente facendo il proprio dovere, capita quando il proprietario dello scooter si chiama Gabriele Albertini, sindaco di Milano per nove anni, dal 1997 al 2006, ed è abituato a riconoscere l’eccezionalità del quotidiano. Non è così scontato voler essere rintracciati quando si vorrebbe solo scomparire.
Il protagonista è Seyad Alì, ventiquattro anni, di origine egiziana, che ieri è stato premiato in un bar ambrosiano da Albertini, tornato a vestire in qualche modo i panni da primo cittadino, sia pure in modo privato e informale, e naturalmente senza fascia tricolore: il sindaco, come lo chiamano quando lo fermano per strada, ha voluto premiare il senso civico di colui che si è comportato tanto bene con lui con un libro di memorie e un compenso in denaro. Il signor Daiazzo ne è stato ben contento. Una bella storia a lieto fine, di quelle che aiutano a fidarsi del prossimo.
Il premio è il momento finale di una vicenda estiva ben più lunga, che coinvolge anche in altro modo gli affetti personali di Albertini. Qualche settimana fa la famiglia attualmente proprietaria della casa di gioventù dell’ex sindaco l’ha chiamato per avvisarlo che stava per mettere in vendita quella che un tempo era stata la zona notte della dimora familiare. Lui si è lasciato tentare dall’occasione proustiana di andare alla ricerca del tempo perduto e si è presentato all’appuntamento in scooter, suo fidato mezzo di locomozione. Non tutto è filato liscio, dopo la visita della casa avita, Albertini si è ritrovato con il motorino in condizioni non ottimali: il parabrezza demolito e appoggiato sul sedile, la manopola del freno piegata e altri danni minori.
Accanto alla pessima sorpresa, ecco anche la positiva. Un bigliettino con scritto «Sono stato io» e un numero di cellulare. Da lì alla constatazione amichevole di sinistro, il passo è stato breve.
Confessa l’ex sindaco di essere rimasto sorpreso quando ha scoperto che si trattava di un giovane di origine egiziana. Un pregiudizio nel quale saremmo potuti cadere un po’ tutti, abituati come siamo ad abbeverarci a storie tristi e con finale non proprio edificante, soprattutto quando si tratta di nostri concittadini che arrivano da altre latitudini. «Un caso di immigrazione integrata - commenta Albertini -. Viviamo in un mondo in cui i furbi sono premiati e anche se è una piccola cosa, penso che sia un grande simbolo. In fondo, anche sant’Agostino era un immigrato ed è stato battezzato a Milano da sant’Ambrogio».
C’è da dire che a rendere Albertini addirittura entusiasta dell’accaduto è stato un altro suo vecchio
pregiudizio, radicatosi quando, tempo fa, l’ex sindaco aveva trovato la macchina colpita da uno sconosciuto. Anche in quel caso il colpevole aveva lasciato un bigliettino cordiale, peccato che il numero di telefono fosse sbagliato.