
Manca il 16% degli agenti penitenziari (fermi a 30.964 su 34.162 necessari), con un rapporto di uno a due quando dovrebbe essere 1,5 e un disequilibrio tra 1,2 e 2,5 detenuti per ogni agente tra Lombardia, Lazio e Umbria. Non si trovano abbastanza direttori (ne servirebbero altri 96) e non c’è abbastanza spazio per i detenuti: almeno in trenta istituti gli spazi per i detenuti si riducono a celle da meno di tre metri quadri per ogni persona. Il sovraffollamento tocca il 133% (con una capienza regolamentare di 51.280 posti) contro il 123% considerato la soglia massima dall’Europa, «con un atto di clemenza per i 17mila detenuti con pena inferiore ai due anni il sistema tornerebbe a respirare», dice il dossier.
Si spende poco (-24,1%) per le carceri nuove ma gli investimenti risultano costanti, con circa 3,4 miliardi messi a budget per quest’anno, il 30% del budget destinato al ministero della Giustizia. Ci sono solo 963 educatori ma ce ne vorrebbero 1.040. Il rapporto Antigone ricostruisce lo stato dell’arte del pianeta carceri e accusa il governo sul decreto Sicurezza, che mortificherebbe i detenuti attraverso «il più grande attacco alla libertà di protesta nella storia della Repubblica». Tra le norme riguardanti il carcere vi è l’introduzione del nuovo delitto di rivolta penitenziaria, il quale prevede pene altissime.
Ecco i punti principali. Con 91 suicidi il 2024 è stato l’anno nero delle morti in cella, anche se gli omicidi sono calati del 7,6% da 340 a 314. L’età media delle persone che si sono tolte la età media 41 anni, quattro ventenni i più giovani. Il più anziano è un uomo di 82 anni. Sommando il 2025 il dato sale a 124, di cui 56 erano straniere (il 45,2%). In 53 erano state condannate in via definitiva (il 43% del totale), mentre 49 erano in attesa di giudizio. Gli Istituti peggiori sono Poggioreale e Verona dall’anno scorso a questo scorcio di 2025, con sei suicidi a testa, seguiti con cinque da Prato, Genova Marassi e Cagliari, con 4 casi Regina Coeli e nove istituti con tre persone che si sono tolte la vita: Firenze Sollicciano, Modena, Paola, Parma, Pavia, Teramo, Terni, Torino e Venezia.
Nelle due regioni con più detenuti spicca la Campania (15 casi) con la Lombardia subito dopo (con 14 casi). Quattro le donne suicide nelle sezioni femminili del carcere di Bologna, Torino, Mantova e Milano Bollate. A livello europeo, l’Italia è ben al di sopra della media europea, con 15 casi ogni 10mila persone detenute, a fronte di una media di 7,2 casi. Nelle quattro carceri più grandi d’Italia (Milano San Vittore, Napoli Secondigliano, Firenze Sollicciano e Roma Regina Coeli) si registrano i maggiori casi di tentati suicidi, a Poggioreale spiccano gli atti di autolesionismo. Sono 742 le persone detenute al 41-bis, 16 in meno dell’anno scorso. Nel 2019 erano 748 a causa del rinnovo pressoché automatico del provvedimento di applicazione della misura.
I detenuti stranieri sono 19.740, pari al 31,6% della popolazione, pari a 62.445 persone, di cui 2.703 (al 31 marzo di quest’anno) sono donne, vale a dire il 4,3%. Gli over 45 sono il 42,2%, gli under 25 il 6,4% delle presenze (il 10,4% tra gli stranieri). Al 31 dicembre 2024, ogni 100 detenuti stranieri proveniente da Est Europa, Africa e Sud America ci sono solo 1,7 mediatori. Il valore aumenta a 3,08 per Medio ed Estremo Oriente. In testa c’è il Marocco (21,9% sul totale), seguito da Romania (10,9%) e Tunisia (10,9%).
Al 30 aprile sono 11 i bambini che vivono in carcere con le loro 11 madri detenute - di cui 9 straniere. Tre sono all’Icam di Milano, 3 a Venezia, 1 a Torino, tre a Rebibbia e una a Perugia. «Ma l’obbligo del rinvio dell’esecuzione della pena per donne incinte o con prole inferiore a un anno di età, previsto dal decreto Sicurezza, potrebbe aumentare il numero di bambini dietro le sbarre». La maggior parte delle detenute è distribuita tra Rebibbia a Roma (375 presenze per 272 posti), la Giudecca a Venezia (102 presenze per 112 posti) e Trani (34 presenze per 32 posti).
I 611 detenuti minori (27 le ragazze) sono sempre di più sotto psicofarmaci: la spesa pro-capite per benzodiazepine e antipsicotici è vertiginosamente aumentata a Torino (+64% rispetto al 2022), a Nisida (+352%), a Pontremoli (+1.000%), con «intere sezioni di ragazzi addormentati in orari che dovrebbero essere pienamente dedicati alle attività scolastiche o di altro tipo».
Nella conferenza stampa è intervenuto anche il pm Ernesto Napolillo della Direzione generale detenuti e trattamento, che ha introdotto due temi: uno di merito e uno di metodo.