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Uccise la ex a coltellate. Il killer chiederà l’infermità

L’italo marocchino Zakaria Atqaoui si era nascosto nell’armadio della vittima. Ieri era in tribunale

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Perizia psichiatrica. È la carta che utilizzerà Zakaria Atqaoui, il 23enne italo marocchino reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Sofia Castelli, assassinata nella sua casa a Cologno Monzese, alle porte di Milano, lo scorso luglio. A lui è contestata infatti la premeditazione, un’aggravante che porta all’ergastolo: elemento chiave dell’accusa è il mazzo di chiavi che lui rubò dalla casa della giovane, per poter entrare nell’appartamento di lei, nascondersi e infine ucciderla. La difesa, con l’avvocato Vainer Burani, punterà invece a valutare se in quel momento l’imputato fosse in grado di autodeterminarsi e non fosse invece in uno stato d’animo capace di condizionare le sue capacità mentali. Il legale del ragazzo sostiene si trattò di un reato d’impeto, «una reazione immediata a un episodio»: un fatto «abnorme», per il quale va valutata la capacità di intendere e di determinarsi al momento del fatto.

Ieri l’imputato, accusato di omicidio pluriaggravato anche dai futili motivi e dall’uso del mezzo insidioso per essere sbucato all’improvviso dall’armadio, si è presentato in aula per la prima udienza davanti alla corte d’Assise con giacca e pantalone nero, camicia bianca, barba e i capelli raccolti con lo chignon. Durante la prossima udienza potrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee. Quella sera del 28 luglio entrò in casa di lei, si nascose per ore in un armadio aspettando che la ragazza tornasse a casa dopo una serata con le amiche.

Una volta che la giovane si fu addormentata (nell’altra camera c’era un’amica), all’alba del giorno dopo Atqaoui uscì dall’armadio e la uccise nel sonno. «La famiglia era tutta presente - spiega Gabriele Vitiello, che assiste i Castelli- i genitori, gli zii, l’amica, mancavano solo i nonni per una questione di anzianità. Hanno vissuto questa prima udienza con uno spirito di una vissuta tragedia, perché tale è. Sono fatti certamente drammatici per tutti, anche per chi ha letto e visto gli atti». La corte ha ammesso la costituzione di tutte le parti civili, compresa l’associazione Casa delle donne maltrattate di Milano.

Si torna in aula il prossimo primo marzo.

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