
Ci sono immagini che feriscono la coscienza collettiva, e quella della statua di Giovanni Paolo II imbrattata davanti alla Stazione Termini, nel cuore di Roma, è una di queste. Durante la manifestazione pro-Palestina organizzata da sigle sindacali, associazioni e movimenti studenteschi, ignoti hanno vandalizzato il monumento dedicato a Papa Wojtyła, scrivendo frasi offensive e tracciando simboli politici, come la falce e martello, sulla base della statua.
Già nei giorni scorsi era circolata la foto della kefiah messa intorno al collo del pontefice, ma ora l’episodio è degenerato in un atto di pura violenza simbolica. Le forze dell’ordine sono intervenute per accertare i danni e avviare la rimozione delle scritte.
Colpire la figura di Giovanni Paolo II, un Papa che ha incarnato il valore universale della pace e della libertà, è un gesto vile e vergognoso. Non c’è alcuna giustificazione politica o ideologica che possa spiegare un simile oltraggio: si tratta di un’offesa alla fede, alla memoria e alla civiltà stessa del nostro Paese.
È inaccettabile che manifestazioni di piazza, nate per esprimere opinioni e rivendicazioni, diventino terreno di sfogo per facinorosi e gruppi che nulla hanno a che fare con la protesta civile. In mezzo a questi cortei, infatti, probabilmente si infiltrano spesso persone provenienti dai centri sociali e dall’area anarchica: individui che non rispettano le leggi né lo Stato e che disprezzano apertamente la Repubblica italiana e le sue istituzioni. Queste frange non cercano la pace, ma il disordine; non difendono un popolo, ma attaccano i simboli della nostra identità nazionale e religiosa.
Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà alla Chiesa Cattolica e a tutte le istituzioni che, in occasione di manifestazioni come questa, vengono vilipese, offese e attaccate in modo brutale. Questi episodi non rappresentano la libertà di espressione, ma la sua degenerazione più pericolosa, e alimentano purtroppo un crescente senso di insicurezza tra i cittadini del nostro Paese.
Nonostante ciò, è doveroso sottolineare il grande lavoro delle forze dell’ordine, della magistratura e delle prefetture italiane, che anche in momenti di tensione come questo operano ogni giorno con dedizione, sacrificio e profondo spirito di abnegazione verso lo Stato e la collettività. A loro va il nostro plauso e la nostra gratitudine.
L’Italia non può più accettare che simili manifestazioni, che pure si presentano come “democratiche”, si trasformino in guerriglie urbane, in attacchi contro le istituzioni e contro le persone, come in questo caso contro un simbolo universale della fede e della pace qual è stato San Giovanni Paolo II. Un Papa che ha segnato la storia del mondo, un uomo che ha combattuto il totalitarismo e difeso la dignità umana ovunque, non merita di essere insultato da chi si nasconde dietro la maschera della protesta politica. Difendere la libertà significa difendere anche il rispetto e l’ordine, non distruggerli.
Ci auguriamo che gli autori di questo vile oltraggio vengano presto identificati e arrestati, perché quanto accaduto rappresenta a tutti gli effetti una profanazione di un simbolo sacro e profondamente radicato nella coscienza collettiva del nostro Paese. Giovanni Paolo II non è stato soltanto un Papa, ma uno dei più grandi protagonisti della storia della Chiesa mondiale, una figura che ha unito popoli, abbattuto muri e parlato al cuore di milioni di fedeli. Ancora oggi, milioni di cittadini sono legati alla sua memoria con affetto e riconoscenza, e vedere la sua immagine oltraggiata in questo modo suscita dolore, indignazione e vergogna.
Chi usa la piazza per seminare odio, violenza e disprezzo verso la nostra storia e i nostri valori non rappresenta la democrazia, ma la sua negazione.