Dalla mattanza alla nuova vita: si ristruttura la "villa degli orrori" di Brescia

Lo stabile dove Aldo e Luisa Donegani vennero uccisi e fatti a pezzi dal nipote, venduto all’asta nel 2017, è interessato dai lavori di ristrutturazione

Lo stabile dove Aldo e Luisa Donegani vennero uccisi e fatti a pezzi dal nipote è stato venduto all’asta nel 2017
Lo stabile dove Aldo e Luisa Donegani vennero uccisi e fatti a pezzi dal nipote è stato venduto all’asta nel 2017
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A Brescia è conosciuta come la villetta degli orrori che ha fatto da cornice al duplice delitto Donegani. Ora lo stabile, venduto all’asta nel 2017, è interessato dai lavori di ristrutturazione. Era il primo agosto del 2005 quando il citofono dei coniugi Aldo Donegani, 77 anni, e Luisa De Leo, 61, in via Ugolino Ugolini 15, alla periferia di Brescia suonò a vuoto. Fuori dal cancello della villetta bifamiliare, in attesa di risposta, Luciano De Leo, un loro nipote carabiniere, in servizio a Castelfidardo, che avrebbe dovuto trascorrere qualche giorno di vacanza con gli zii. Diciotto anni dopo al posto delle lampade per il luminol nella villetta degli orrori si sono accese le luci del cantiere edile. Aldo e Luisa Donegani, che abitavano al primo piano, sono stati uccisi dal nipote, Guglielmo Gatti, che viveva nell’appartamento attiguo a quello degli zii e che è ancora detenuto a Opera condannato all’ergastolo.

I muratori a lavoro nella villa degli orrori

Adesso al civico 15 di via Ugolini sono al lavoro i muratori che nel garage, definito dal procuratore capo di allora, Giancarlo Tarquini “il mattatoio“ dove si era consumato il duplice omicidio, hanno ammassato tutti i vecchi caloriferi. Dove il luminol trovò i segni della mattanza ora si scava per le tubature dell’acqua e la traccia dei cavi elettrici. Gatti accusato di duplice omicidio premeditato, vilipendio e occultamento di cadavere è stato condannato in via definitiva all'ergastolo (sentenza resa definitiva dalla Cassazione il 12 febbraio 2009) e sconta la sua pena nel carcere milanese di Opera, dove passa il tempo leggendo libri, proprio come faceva quando si sedeva in balcone, nella casa di via Ugolini. Lui si è sempre dichiarato innocente.

Le vittime e il nipote "spietato"

Per il procuratore capo, il nipote è stato "l'artefice di un piano ben congegnato e spietato" che sarebbe sfociato in un delitto perfetto se "non ci fossero stati tempi rapidissimi nelle indagini": la velocità ha consentito il ritrovamento dei resti prima che la strada verso il Vivione venisse chiusa e gli animali contribuissero alla sparizione dei resti della coppia. Così a 18 anni dal delitto e a sette dall’acquisto dell’abitazione sono iniziati i lavori di ristrutturazione. A coordinare i lavori è il geometra Francesco Ganda, 88 anni, diventato proprietario di tutto lo stabile. L’idea è quella di ricavare oltre ai due appartamenti già esistenti un ulteriore piano mansardato.

Per ora non ci sono i tempi precisi per ultimare il cantiere ma la notizia della ristrutturazione ha fatto presto il giro della città, spingendo i curiosi ad assieparsi sulle cancellate come nell’agosto del 2005 quando esplose il caso dei coniugi Donegani e a casa rispondeva solo il nipote.

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