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'Ndrangheta, adesso Di Girolamo rivela: "Fu Fini a decidere la mia candidatura"

Di Girolamo a processo per un maxiriciclaggio che coinvolge, tra gli altri, l’imprenditore Mokbel ed ex dirigenti di Fastweb e Telecom Sparkle. Ora l'ex senatore del Pdl accusato di avere legami con la 'ndrangheta vuota il sacco. E rivela: "Sulla mia candidatura ci fu il placet di Fini"

'Ndrangheta, adesso Di Girolamo rivela: 
"Fu Fini a decidere la mia candidatura"

Roma - "La decisione fu presa da Gianfranco Fini. La mia candidatura fu deliberata da Alleanza Nazionale". Durante il processo sul maxi riciclaggio da due miliardi di euro con il coinvolgimento degli ex vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, Nicola Di Girolamo, l'ex senatore del Pdl accusato di avere legami con la 'ndrangheta, vuota il sacco e svela il proprio legame con Alleanza nazionale. Sul suo nome in lista ci fu, infatti, il placet dell'attuale presidente della Camera.

La candidatura di Di Girolamo Rispondendo ad alcune domande dell’avvocato Bruno Giosuè Naso, difensore di due degli imputati (Paolo Colosimo e Luca Breccolotti), su chi fosse stato a decidere la sua candidatura nelle file del Pdl nel collegio Estero Europa, l’ex parlamentare ha spiegato che il placet arrivò dell’attuale presidente della Camera. "Non vi era facoltà da parte di nessuno, in quel momento storico, di potere incontrare i vertici del partito - ha ricostruito l'ex senatore - il Pdl aveva delegato espressamente l’onorevole Marco Zacchera per quel che riguardava le candidature di An. I miei incontri si erano limitati, in sede e nell’ambito del partito, all’onorevole Zacchera". Tuttavia la candidatura di Di Girolamo non fu decisa da Zacchera, ma da Fini in persona: "Mi fu riferito da Zacchera che era stato dato il placet per la mia candidatura da parte di Fini. Che abbia deciso Fini è un fatto. Si può poi discutere sul fatto che questo sia stato deciso sulla base della relazione dell’onorevole Zacchera o di altre considerazioni".

Le accuse a Di Girolamo Di Girolamo, che ha concordato con la procura la condanna a 5 anni di carcere oltre alla restituzione di quasi 5 milioni di euro, è accusato, oltre che di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, anche di avere violato la normativa elettorale con l’aggravante mafiosa.

Secondo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i pm Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, la sua elezione nel collegio estero di Stoccarda sarebbe stata favorita da un broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, che avrebbe acquistato numerose schede elettorali fra gli immigrati calabresi nella città tedesca, apponendo poi sulle schede il voto per Di Girolamo.

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