La ’ndrangheta alza il tiro: un bazooka sotto la Procura

La 'ndrangheta alza il tiro e lancia ancora pesanti minacce al vertice giudiziario di Reggio Calabria, tanto che oggi potrebbe essere deciso l’invio dell’esercito. Ieri mattina, mentre nell'intera provincia era in corso una imponente operazione congiunta delle forze dell'ordine, su indicazione della Dda di Reggio Calabria, con oltre 250 perquisizioni nell'ambito dell'indagine sulle minacce ai magistrati della stessa Dda reggina e della Procura generale della città dello Stretto, è stato fatto ritrovare un bazooka.
Il ritrovamento è anticipato da una telefonata con minacce al procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, che da due anni, ovvero da quando è giunto nella città dello stretto, ha definitivamente stretto le maglie contro i clan della zona.
Ecco la cronistoria: ieri mattina di buon ora, con una telefonata anonima giunta al 113, un persona con voce maschile lanciava il seguente messaggio: «C'è una sorpresa per il procuratore Pignatone, andate a guardare davanti al palazzo di giustizia». La Squadra mobile individua così nei pressi del Cedir, dove ha sede la Procura Distrettuale antimafia un bazooka. La micidiale arma era nascosta sotto un vecchio materasso abbandonato sul ciglio della strada. Secondo gli esperti della scientifica l'arma (di fabbricazione slava) era però inoffensiva, in quanto già usata in altre occasioni. La Squadra mobile reggina ha anche individuato la cabina telefonica dalla quale è partita la misteriosa telefonata. Si trova nei pressi di via Cardinale Portanova e ora è stata «sigillata» e posta sotto sequestro per permettere rilievi più approfonditi.
Nei giorni scorsi il procuratore Pignatone aveva condotto l'operazione contro il clan Serraino, colpevole tra l'altro delle bombe e intimidazioni contro il procuratore generale Salvatore Di Landro e quella contro i «residui» del clan Tegano, che aveva portato all'arresto tra l'altro di un sindacalista della Uil, accusato di avere preso soldi dalla cosca per tenere tranquilli i lavoratori della cooperativa New Labor che gestisce il servizio di pulizia sui treni nella stazione di Reggio Calabria, ed alla quale i Tegano estorcevano circa 25 mila euro al mese. Specie in questa ultima inchiesta era stata di fondamentale importanza la collaborazione di uno degli arrestati che subito dopo il fermo aveva deciso di collaborare con gli inquirenti. E l'inchiesta condotta dalla squadra mobile reggina, potrebbe avere sviluppi nei prossimi giorni specialmente al nord Italia.

Dove tra l'altro secondo quanto dichiarato dal presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lobello, «Sono i lavoratori infiltrati dalla mafia, dalla camorra e dalla n'ndrangheta a svolgere un ruolo di testa di ponte e molto spesso il pizzo si paga anche facendo lavorare uomini di Cosa Nostra».

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