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La ’ndrangheta? Da esportazione Scattano arresti in mezzo mondo

La ’ndrangheta? Una holding internazionale, un vero e proprio prodotto da esportazione. È quanto emerge dai risultati della megaoperazione denominata «Il Crimine 2», condotta ieri in Italia e all’estero dai carabinieri e dalla polizia su direttive della Dda di Reggio Calabria. Quattro i Paesi coinvolti - Germania, Svizzera, Canada e Australia - con 41 arresti complessivi eseguiti dalle forze dell’ordine, tra i quali spunta una sorpresa davvero curiosa. Tra le persone coinvolte nel blitz, infatti, c’è anche l’ex sindaco della città australiana di Stirling, Tony Vallelonga. L’uomo, originario di Nardodipace (Vibo Valentia), era emigrato in Australia oltre 30 anni fa ed è stato sindaco di Stirling per nove anni, dal 1996 al 2005. Vallelonga, nel corso delle indagini, è stato anche intercettato mentre discuteva degli assetti operativi della ’ndrangheta in Australia con il boss di Siderno (Reggio Calabria), Giuseppe Commisso, detto ’u mastru.
Colpo grosso in Germania, dove i carabinieri hanno arrestato, in collaborazione con gli investigatori tedeschi, anche il boss Bruno Nesci. Secondo il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, l’operazione «è la conferma dell’espansione della ’ndrangheta, non solo sul piano del traffico internazionale di stupefacenti ma anche sul piano dell’associazione mafiosa, anche in altri Paesi fuori dall’Italia. All’estero - ha concludo il magistrato - c’è una perfetta riproduzione dell’organizzazione calabrese: l’unità di base è sempre quella che viene definita ’localè e poi da queste ’localì estere si mantengono sempre i contatti con la casa madre, cioè con la provincia di Reggio Calabria, dove periodicamente vengono a prendere ordini, direttive e strategie di lungo periodo e a rendicontare quello che avviene».

Le attività illecite sono riconducibili a tre filoni principali: il narcotraffico, il traffico di armi e il condizionamento della vita economico-imprenditoriale nel territorio di competenza.
Entusiasta la reazione del ministro dell’interno Roberto Maroni, per il quale si è trattato di «un’operazione di eccezionale importanza, che colpisce duramente gli affari della ’ndrangheta in Italia e all’estero».

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